The Cure

Alternative rock

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. †Faith†
     
    .

    User deleted


    The Cure

    The Cure è il nome di un gruppo musicale post-punk inglese, i cui esordi risalgono al 1976, in piena esplosione new wave (in compagnia di gruppi come Siouxsie and the Banshees, Joy Division, Echo and the Bunnymen). La band, la cui formazione è variata più o meno regolarmente nel corso degli anni, comprendendo da un minimo di due fino ad un massimo di sei membri, ha raggiunto l'apice del successo tra la metà e la fine degli anni ottanta (soprattutto con i singoli Close to Me e Lullaby, tratti, rispettivamente, dai due album The Head on the Door del 1985 e Disintegration del 1989).
    Robert Smith, il cantante, chitarrista, autore dei testi e compositore di quasi tutte le musiche, nonché fondatore del gruppo, è l'unico membro ad averne sempre fatto parte dagli esordi ad oggi.
    Al luglio 2008, i Cure avevano venduto circa 28 milioni di dischi. L'album più venduto è la raccolta di successi Standing on a Beach - The Singles 1978-1985 del 1986, che solo in America ha venduto più di due milioni di copie.
    Tra Regno Unito, Stati Uniti d'America e Italia, i Cure hanno avuto nella Top Ten 12 album (posizioni più alte: UK: Wish, numero 1; USA: Wish, numero 2; Italia: The Cure, numero 2) e 11 singoli (posizioni più alte: UK: Lullaby, numero 5; USA: Lovesong, numero 2, Italia: High, numero 2).



    I primi anni (1976-1982)

    Robert Smith, il leader indiscusso della band, nasce a Blackpool nel Lancashire, il 21 aprile 1959, ma cresce a Crawley, nel West Sussex. Voleva diventare uno scrittore e aveva garantito che si sarebbe ucciso prima di compiere 25 anni. Dopo il venticinquesimo compleanno, si è corretto dicendo:
    «Ho capito che ero riuscito a concludere qualcosa in questa vita e questo mi ha dato nuova carica. Mi sento più allegro. La mia peggiore abitudine è quella di bere troppa birra.»

    (Robert Smith smentisce le sue inclinazioni giovanili al suicidio)


    La sua prima band sono i The Obelisk, un breve esperimento, vissuto, per la durata di un solo concerto, con alcuni compagni di scuola, quando Smith frequentava la Notre Dame Middle School, nel 1973. Successivamente, nascono i Malice, ai tempi del liceo alla St. Wilfrid's Catholic Comprehensive School, con Robert Smith e Marc Ceccagno alla chitarra, Michael Dempsey al basso, il loro compagno Graham alla batteria e suo fratello alla voce. Dopo poco tempo, Graham e Marc se ne vanno, e il loro posto viene preso da Laurence (Lol) Tolhurst, un altro compagno di classe e amico d'infanzia di Robert Smith, e da Porl Thompson, il fratello della ragazza di Lol. Il loro primo concerto, uno strano set acustico, suonato con dei bonghi, si tiene alla Worth Abbey di Crawley, il 18 dicembre 1976; due giorni dopo suonano alla loro scuola, con il ruolo del cantante preso da Martin Creasy, un giornalista locale.
    Il concerto è un disastro e spinge la band a cambiare nome, così, nel gennaio 1977, diventano gli Easy Cure, dal titolo di un brano composto da Tolhurst. Intanto, dopo aver cambiato senza successo vari cantanti, è lo stesso Robert Smith a prendere definitivamente il microfono in mano.

    Nascono i Cure

    Nell'aprile di quello stesso anno, la Hansa Records, la più grande etichetta indipendente tedesca, indice un concorso per cercare nuovi talenti. I Cure partecipano e il 18 maggio firmano il loro primo contratto discografico. Insieme al contratto, arriva un finanziamento di 1000 sterline, con cui pagano nuovi strumenti e una prima session in studio, che consente la registrazione dei primi demo; dopo appena dieci mesi, però, il contratto verrà risolto a causa dell'insoddisfazione del gruppo, stufo delle pressioni dell'etichetta affinché i ragazzi si dedicassero a cover di canzoni famose (il gruppo voleva invece pubblicare un primo singolo), alla ricerca dei nuovi Japan:
    «A ripensarci, il loro unico interesse era il nostro look [...] Non credo che abbiano nemmeno ascoltato la nostra cassetta - gli è solamente piaciuta la foto!»

    (Robert Smith sull'esperienza degli Easy Cure con la Hansa Records)


    A maggio, Porl Thompson lascia il gruppo, insoddisfatto della direzione minimalista presa dalle composizioni, contrapposta alla sua anima psichedelica e da guitar hero («eroe della chitarra»). Allo stesso tempo, i tre rimasti decidono di cambiare di nuovo nome:
    «Avevo sempre pensato che «Easy Cure» suonasse un po' hippy, troppo statunitense, troppo West Coast. [...] Ogni gruppo che ci piaceva aveva il «the» davanti, ma «The Easy Cure» sembrava stupido, così l'abbiamo cambiato semplicemente in The Cure.»

    (Robert Smith sul passaggio dal nome Easy Cure a The Cure)


    La prima pubblicazione in assoluto della band, per la piccola etichetta Small Wonder, è del dicembre 1978; si tratta del singolo Killing an Arab, il cui testo trae ispirazione da Lo straniero di Albert Camus. Quest'ultima canzone ha attirato molte polemiche per il suo titolo (in italiano 'uccidere un arabo') e, più volte, i Cure sono stati costretti a rilasciare dichiarazioni ufficiali, negando qualsiasi connotazione razzista o violenta. Nonostante questo, questa canzone sarà bandita dalle radio statunitensi, nel periodo post-11 settembre e gli stessi Cure, forse per evitare polemiche, non l'hanno più suonata nei concerti live, fino all'estate del 2005, quando è tornata sotto le mentite - e meno offensive - spoglie di Kissing an Arab («baciare/baciando un arabo»).

    Il primo album

    L'album d'esordio, uscito nel 1979, per una sussidiaria della casa discografica Polydor, la neonata Fiction Records (creata quasi apposta per loro dal discografico Chris Parry, con cui il gruppo aveva firmato il 13 settembre 1978), si intitola Three Imaginary Boys. Sono chiari in questo lavoro gli influssi giovanili della band, come il punk e l'art rock di David Bowie, ma sono già presenti in nuce i tratti tipici di una musica introspettiva e minimalista - su tutte la title track, Three Imaginary Boys - che prenderanno il sopravvento negli album successivi. Spicca anche il nonsense di So What?, in cui Robert Smith, ubriaco e incapace di farsi venire in mente un testo, legge al microfono la pubblicità di un set per decorare le torte da una confezione di zucchero. Negli anni successivi, Smith si dirà pubblicamente insoddisfatto dell'album, registrato senza la necessaria libertà artistica (data la forte presenza di Chris Parry e di Mike Hedges), ma soprattutto con l'inesperienza e la scarsa maturità artistica del trio:
    «Era superficiale - non mi è piaciuto quando lo facevamo. C'erano critici che lo giudicavano troppo leggero, ed avevano ragione...»

    (Robert Smith sul primissimo album dei Cure, Three Imaginary Boys)


    In giugno esce il secondo singolo, Boys Don't Cry.
    Boys Don't Cry (accanto alle relativamente più recenti Lullaby e Close to Me) è forse la canzone in assoluto più famosa del gruppo. Il mese dopo, Robert Smith si prende una pausa dalla sua band e, oltre a produrre un disco degli Obtainers, un gruppo di undicenni che cantano a cappella, registra un singolo sotto il nome di «The Cult Heroes», avvalendosi dell'aiuto, per la voce, di un postino di Horley, tale Frank Bell.
    La mossa fu concepita da Smith anche per suonare con Simon Gallup, allora bassista dei Magspies e suo amico da qualche tempo. Le sessions di registrazione in studio sono tutt'altro che serie e all'insegna della concentrazione: partecipano anche Porl Thompson, Janet Smith (sorella di Robert), e un'altra dozzina di persone di Horley, tutte lì per divertirsi. Il singolo I'm a Cult Hero/I Dig You, però, va sorprendentemente bene in Canada, vendendo 35.000 copie.
    Intanto, sul palco, i Cure continuano a farsi le ossa, suonando come gruppo di supporto per band come Wire, Generation X, The Police e Joy Division.
    Il 3 agosto 1979, in particolare, Robert Smith incontra una band con cui instaurerà un duraturo rapporto di collaborazione e amicizia: Siouxsie and the Banshees. Tra i due gruppi nascerà un rapporto personale profondo e una simbiosi artistica molto creativa: poco dopo, infatti, ha inizio un tour, in cui i Cure suonano come band di supporto per la formazione di Siouxsie (al secolo Susan Ballion). Il mese seguente, però, ad Aberdeen, improvvisamente, il batterista e il chitarrista dei Banshees abbandonano il gruppo e, dopo qualche audizione insoddisfacente, Robert Smith viene scelto come chitarrista per il prosieguo del tour.
    Anche Lol Tolhurst si offre per il ruolo di batterista, ma Siouxsie Sioux e Steven Severin, i Banshees rimanenti, gli preferiscono Budgie dei The Slits.
    Dopo la pubblicazione, a novembre, del terzo singolo, Jumping Someone Else's Train, Dempsey, sempre più insofferente verso l'atteggiamento autoritario di Robert Smith e distaccato dalla coppia Smith-Tolhurst, amici d'infanzia, viene sostituito da Simon Gallup:
    «Era probabilmente quello che suonava meglio nei primi singoli: un buon momento per Michael, il suo canto del cigno.»

    (Chris Parry sull'uscita di Michael Dempsey dai Cure)


    Anche in futuro, la band oscillerà sempre tra i quattro e i cinque componenti (toccando un massimo di sei membri nelle esibizioni dal vivo), e questa costante instabilità nella formazione andrà a costituire uno dei tratti distintivi del gruppo.

    La fase dark

    Con l'ingresso di Gallup e del tastierista Matthieu Hartley (anche lui ex-Magspies), i toni si incupiscono, sfociando nel melanconico Seventeen Seconds del 1980, registrato tuttavia in un'atmosfera di grande carica:
    «Simon ed io eravamo eccitati, perché era la nostra prima volta in studio. Robert e Lol anche, perché facevano qualcosa di diverso - a dire il vero, nessuno era dell'umore che si sente nel disco, che è invece abbastanza triste.»

    (Matthieu Hartley sulla registrazione dell'album Seventeen Seconds)


    L'unico singolo estratto dall'album è l'iconica A Forest che, accompagnata da un video dai toni scurissimi e quasi claustrofobici, diventa un classico del gruppo. A quel punto, i Cure avevano già cominciato a girare il mondo: il tour di accompagnamento tocca Europa, Stati Uniti e Australia. Alla fine, però, Smith, Gallup e Tolhurst si rendono conto che Hartley non è più adatto a rimanere nel gruppo e, una volta tornati a casa, è Hartley stesso a prendere l'iniziativa:
    «Pensavo sarebbe stato difficile [cacciarlo] ma Matty è stato molto carino al riguardo. Non ha mostrato alcun risentimento e neanch'io, quindi è stato facile. Mi ha telefonato e stop. È stato un tale sollievo!»

    (Robert Smith sull'uscita di Matthieu Hartley dai Cure)


    In quello stesso 1980, l'album di debutto viene pubblicato negli Stati Uniti, con il titolo Boys Don't Cry, con una diversa copertina, l'aggiunta di nuovi brani e l'omissione di un paio di quelli che figuravano nell'originario Three Imaginary Boys.
    Così, alla fine del 1980 i Cure, di nuovo un trio, si ritrovano in studio per registrare il terzo album: Faith, che uscirà nel 1981, un lavoro dalle tonalità ancora più tristi e cupe rispetto a Seventeen Seconds, concentrato sull'analisi della fede (questo significa appunto il titolo «faith», che copre anche il significato correlato di «fiducia») e del rapporto che la gente ha con quest'ultima:
    «Di solito, andavo a scrivere canzoni in chiesa. Riflettevo sulla morte e guardavo le persone, conscio che, alla fine, erano tutte là perché volevano l'«eternità». Improvvisamente, ho capito che non avevo fede per niente e ho avuto paura - volevo conoscere diverse espressioni della fede e capire perché la gente ce l'ha, per comprendere se fosse reale.»

    (Robert Smith sul concetto di fede)


    Di grande rilievo all'interno della scaletta dell'album Faith è la presenza di una traccia triste e malinconica, The Holy Hour, espressamente dedicata alla memoria di Ian Curtis, il cantante dei Joy Division che si era da poco suicidato, creando grande scalpore nell'opinione pubblica. Poco tempo prima i Cure avevano suonato di supporto agli stessi Joy Division e sono in tanti a supporre che tale evento e la stessa musica di Curtis avesse all'epoca influenzato il periodo più prettamante "dark" della compagine musicale di Smith e soci.
    Nell'edizione in musicassetta, il lato B contiene l'inedito Carnage Visors, un lungo brano strumentale, composto da Robert Smith come colonna sonora per un cortometraggio di Ric Gallup, fratello di Simon Gallup (Carnage Visors è stato inserito anche nella recente ristampa in edizione deluxe del CD, insieme ad altre rarità e versioni alternative dei brani dell'originario Faith).
    Ad ottobre, i Cure pubblicano il singolo Charlotte Sometimes, ispirato al libro omonimo del 1969 della scrittrice Penelope Farmer, su una ragazza che viaggia indietro nel tempo e si ritrova nel corpo di una sua coetanea del 1918. Intanto, sempre nel 1981, negli Stati Uniti, viene pubblicato ...Happily Ever After, un doppio LP, che comprende Seventeen Seconds e Faith, fino ad allora inediti per il mercato americano.
    L'anno successivo, nel 1982, i Cure registrano e pubblicano Pornography, il terzo ed ultimo album di una ideale trilogia, che porta i Cure ad essere considerati gli eredi del testamento musicale dei Joy Division e Robert Smith sull'orlo di un esaurimento nervoso. L'album è intriso di rabbia e disperazione, è cupo e pessimista:
    «Il nichilismo ha preso il sopravvento. [...] Cantavamo: «Non importa se moriamo tutti». Ed era esattamente quello che pensavamo a quel tempo.»

    (Robert Smith sul nichilismo dell'album Pornography)


    Il controverso titolo dell'album ha una genesi ben precisa:
    «Abbiamo avuto una discussione su cosa fosse la pornografia e sono stato sorpreso dall'apprendere che ognuno aveva un'idea diversa. [...] Non è il soggetto che è pornografico, ma l'interpretazione che ne dai. Vedere qualcuno scopare una scimmia non mi colpisce particolarmente. Mi colpisce di più vedere qualcuno che attacca qualcun altro per averlo fatto. Per molte persone, la pornografia è legata a vecchi valori. Ma dopo tutta questa discussione, Simon voleva chiamarlo «Sex» (cioè: «sesso»)!»

    (Robert Smith sulla genesi del titolo dell'album Pornography)


    È in questi anni che Smith incomincia, forse per difendere la sua personalità dal successo o per incarnare la tristezza delle sue melodie, a truccarsi pesantemente e a distinguersi per il suo look, seguìto fedelmente dai suoi fan.
    «Molte volte mi capita di lasciare il palco in lacrime...»

    (Dichiarazione di Robert Smith dopo l'uscita dell'album Faith)


    In quel periodo, anche per colpa dell'abuso di droghe e di un crollo psicofisico per i troppi impegni (tra cui le collaborazioni con Siouxsie and the Banshees e Cocteau Twins), i rapporti all'interno del gruppo si consumano sempre di più, sfociando in una lite fisica tra Gallup e Smith, quasi alla fine del tour promozionale per Pornography.
    Una volta terminata la tournée, Gallup lascerà temporaneamente la band (per rientrarvi nel 1985), mentre Smith partirà per un periodo di vacanza: negli anni a seguire, Smith stesso ammetterà che, in quel momento, i Cure si erano effettivamente sciolti, soprattutto a causa del suo scarso interesse per «la sua stessa creatura».

    La svolta pop (1983-1986) - Dopo Pornography

    Tornati insieme, Smith e Tolhurst (nel frattempo convertitosi alle tastiere) abbandoneranno, anche se non del tutto, l'impronta dark, ritrovando uno stile più leggero e allegro, spinti da Parry:
    «Volevo che registrassero un singolo divertente, qualcosa che non suonasse come i Cure, per uscire fuori dagli schemi e distruggere il mito corrente.»

    (Parry sul genere auspicato per i Cure dopo la reunion)


    Con il turnista Steve - Goulding alla batteria viene registrata Let's Go to Bed, una divagazione synth pop che esce come singolo, nel novembre 1982. Intanto Smith torna a suonare con i Banshees, provocando la disapprovazione di Parry.
    «Ero stanco di essere il leader e il cantante. Volevo solo essere un anonimo chitarrista, vedere se era diverso essere in un'altra band.»

    (Robert Smith sull'esperienza di chitarrista nei Banshees)


    Incomincia in questo periodo anche la longeva collaborazione del gruppo con Tim Pope, storico regista che trasformerà tutti i singoli in colorati e psichedelici videoclip.
    ...

    La maturità artistica e la consacrazione internazionale (1987-1997)

    Nel 1987, esce il doppio LP intitolato Kiss Me Kiss Me Kiss Me: la copertina dell'album presenta un primo piano delle labbra di Smith, cariche di rossetto rosso acceso, su uno sfondo arancione altrettanto sgargiante:
    «Si trattava del desiderio di ingoiare la gente. L'idea di farli annegare piuttosto che baciarli.»

    (Robert Smith sulla copertina di Kiss Me Kiss Me Kiss Me)


    Il lavoro contiene al suo interno pezzi ballabili, come How Beautiful You Are e Just Like Heaven, alternati a pezzi maggiormente orientati verso il rock psichedelico, quali If Only Tonight We Could Sleep, e ad altri tendenti invece a un rock più puro, come Shiver and Shake:
    «Kiss Me Kiss Me Kiss Me ha un suono più reale di The Head on the Door, che era un disco molto costruito. È un album molto rilassato, che infonde sicurezza. È la prima volta che siamo un gruppo dal tempo di Pornography.»

    (Robert Smith sul sound di Kiss Me Kiss Me Kiss Me)


    L'album contiene la ballata pop menzionata sopra, Just Like Heaven, un'altra canzone che, nel corso degli anni, rimarrà indissolubilmente associata al nome The Cure. Il relativo video è girato nella baia di Beachy Head (dove è stato girato anche Close to Me, con la tipica scena dell'armadio scaraventato giù dalla scogliera), tristemente famosa per i molti suicidi.
    Con quest'album, presentato con un tour mondiale, i Cure entrano definitivamente nell'Olimpo musicale, mentre i fan raggiungono livelli di isteria collettiva senza precedenti, come documentato dallo stesso Smith nell'articolo «Three imaginary weeks - What we did on our holidays... (The Cure's South American Diary)», che - come specifica il sottotitolo dell'articolo, la cui traduzione completa è: «Tre settimane immaginarie: cosa abbiamo fatto durante le nostre vacanze - Il diario sudamericano dei Cure» - racconta la parte sudamericana del "Kiss Me Tour", che ha avuto luogo nella primavera del 1987, in cui, per colpa di una cattiva organizzazione e di prevendite eccessive, durante i concerti svoltisi nei luoghi più sovraffollati, si registrarono momenti di tensione tra il pubblico da una parte e la polizia dall'altra.
    Durante la tournée, esattamente in occasione del concerto del 1º novembre, tenutosi a Bruxelles, la formazione del gruppo si allarga a 6 elementi, con l'ingresso del tastierista Roger O'Donnell, reclutato per sopperire alle assenze di Lol, sempre più incapace di gestire i suoi problemi con l'alcol.

    Il ritorno al dark

    Per molti il vero ritorno al dark avviene nel 1989, con Disintegration, album di grande successo, a cui seguirà un nuovo tour mondiale, che raggiunge l'apice con tre serate consecutive tutto esaurito allo stadio di Wembley. Il lavoro include il brano intitolato Lovesong (pubblicato anche come singolo), regalo d'anniversario che Smith fa alla moglie Mary Poole, sposata l'anno prima:
    «Sì, l'ho scritta perché io e Mary ci siamo sposati un anno fa e non sapevo cosa regalarle, come dono d'anniversario(ride)..Così le ho scritto questa canzone..Economico e originale..Lei avrebbe preferito un diamante, penso, ma....Non so..Potrebbe guardarsi indietro ed essere contenta che l'abbia fatto per lei.»

    (Robert Smith sulla canzone Lovesong )


    «Il tema di molte di queste canzoni, che molta gente trova deprimenti, è semplicemente il diventare vecchi: quello che succede con l'età, l'incapacità di sentire con la stessa intensità, e quel continuo senso di perdita.»

    (Robert Smith sul tema dell'album Disintegration)


    Durante le registrazioni del disco, Laurence «Lol» Tolhurst abbandona la band, senza essere sostituito. Così commenterà Smith:
    «Non ha veramente suonato in Kiss Me Kiss Me Kiss Me o in Disintegration. [..] È stata una spirale discendente.»

    (Robert Smith sull'uscita dal gruppo di Laurence «Lol» Tolhurst)


    Successivamente, nel 1994, Tolhurst intenterà, perdendola, un'azione legale nei confronti di Smith, legata all'utilizzo del nome della band. Prima della raccolta di remix, intitolata Mixed Up e pubblicata nel 1990, anche O'Donnell se ne va, tirando in ballo «differenze artistiche». Verrà sostituito dall'ex roadie Perry Bamonte, nel doppio ruolo di chitarrista-tastierista.
    Nel 1991, esce invece Entreat, un album live, registrato durante i tre concerti tenutisi a Wembley nel luglio del 1989, contenente 7 canzoni, esclusivamente tratte da Disintegration (ecco perché, spesso e neanche tanto impropriamente, ci si riferisce a questo lavoro come a Disintegration Live).
    Poco dopo, i Cure suonano per il famoso MTV Unplugged, ripreso anche dalla TV (e, molto di frequente, poi riportato anche su disco, ma non in questo caso, con grande rammarico dei fan), seduti su dei cuscini, distesi a terra, in una stanza illuminata da candele. In quello stesso anno, vincono anche il premio come band britannica dell'anno ai BRIT Awards. Alla cerimonia di premiazione, Robert Smith ringrazia per nome tutti gli ex-membri, tranne Tolhurst.
    ...

    La terza decade: fuori dai riflettori (1998-2009)

    Robert Smith, però, non vuole arrendersi, dopo il mezzo fallimento di Wild Mood Swings, e così, dopo Galore, cominciano i lavori per il nuovo album di studio. Dopo alcuni demo, orientati verso un rock piuttosto elettronico e alquanto pesante, arriva una svolta soft-acustica e il risultato è Bloodflowers, pubblicato nel 2000, con i brani di punta Maybe Someday e Out of This World. Smith considera il disco, nominato come Wish per un Grammy Award nella categoria "Best Alternative Music Performance", come parte di una ideale "trilogia gotica", dilatata nel tempo, iniziata con Pornography e continuata da Disintegration, annunciando ripetutamente che il nuovo lavoro segna la fine dei Cure:
    «Ma sono preoccupato che se la gente sa che questo è l'ultimo album, le canzoni saranno lette tutte come segno della fine della band. Alcune canzoni, come Out of This World, lo sono, ma credo che risuonino anche ad un livello diverso, alludendo più a un significato sul "lasciar andare le cose", e spero sia questo che la gente capirà [...] Ci è voluto tutto quello che avevo per fare questo disco. Ha preso molto di me, e mi sono sentito prosciugato quando è finito. Ma volevo che fosse la cosa migliore che avessimo mai fatto»

    (Robert Smith sul senso dell'album Bloodflowers, dalla rivista Pulse, marzo 2000)


    Bloodflowers si rivela un grande successo di critica (anche se le vendite non decollano più di tanto), mentre l'energico "Dream Tour" che seguirà rivitalizza l'impegno del cantante verso la band.

    L'omonimo album The Cure e l'addio alla Fiction Records

    Nel 2001, esce quindi un Greatest Hits, che segna l'addio della band all'etichetta di sempre, la Fiction. Il 2002 vede i Cure suonare in giro per l'Europa, in particolare a Berlino, dove, a novembre, ripropongono per intero i tre album della trilogia gotica: due concerti verranno riproposti in DVD, l'anno successivo, con l'appropriato titolo di Trilogy.
    Questo epico progetto live doveva, nelle intenzioni di Smith, porre definitivamente fine ai Cure finalmente in un modo degno e dargli modo di dare spazio alla sua carriera da solista;[23] tuttavia è anche grazie a Ross Robinson (già produttore di Korn e Slipknot) e alle sue pressioni che i Cure si ritrovano, nel 2003, per registrare un nuovo album.
    Sotto la guida del guru nu metal (per la prima volta dopo il disco d'esordio, la produzione non è interamente lasciata a Robert) viene inciso e pubblicato The Cure, che, nel 2004, segna l'esordio della band con la nuova etichetta, la Geffen Records. Il disco presenta un sound generalmente pop, a parte pezzi più duri, come Lost e The Promise, e si differenzia dai precedenti long playing per non avere un sound unico nel suo genere: il disco sembra infatti offrire una panoramica dell'intero repertorio del gruppo, riscuotendo un discreto successo commerciale anche fra i nuovi fan con il pezzo The End of the World, uscito anche su singolo, seguito da un secondo estratto, Taking Off, meno famoso, ma contenente l'inedito Why Can't I Be Me?, il cui titolo allude chiaramente al successo di metà anni ottanta, Why Can't I Be You?, primo singolo tratto da Kiss Me Kiss Me Kiss Me.
    Per promuovere l'album il gruppo crea un festival itinerante, chiamato "Curiosa Festival", che mette in mostra alcune band personalmente scelte da Robert Smith, come Melissa Auf der Maur, Hot Hot Heat, Muse e The Cooper Temple Clause. A fare da co-headliner insieme ai Cure sono Interpol, The Rapture e Mogwai, tre band di cui più volte negli anni Smith ha ammesso di essere appassionato.
    Per grande disappunto dei fan europei, però, il festival si svolge solo su suolo americano.
    Il lavoro esce, oltre che nei consueti formati CD e MC, anche come doppio LP in vinile, con tre brani in più rispetto al compact disc e alla cassetta. Di questi, This Morning e Fake vengono aggiunti sul CD singolo di The End of the World, con tanto di testi riprodotti nel mini-booklet del CD singolo, di solito completamente spoglio, mentre una terza canzone rimane confinata, nella sua versione originale, al solo vinile, e una sua esecuzione demo, con la traccia vocale appena abbozzata, viene inserita anche nell'edizione deluxe del CD.
    Per un totale di 19 pezzi, distribuiti nelle varie versioni in vinile, compact disc, CD deluxe, MC e CD singoli, le sessions di The Cure danno vita ad una tracklisting molto lunga, i cui brani non contenuti tra le 12 canzoni della tracklisting del CD, quello più diffuso, ricevono tanti consensi quanti rifiuti: a detta di molti fan, le tracce non incluse nel lavoro sarebbero dovute apparirvi, al posto di episodi meno fortunati, mentre secondo i detrattori le capacità compositive della band si starebbero esaurendo, se i Cure devono ricorrere all'espediente commerciale di lasciare una traccia soltanto in un'edizione limitata in vinile per spingerne le vendite (vedi i commenti negativi già ricevuti da Robert Smith per aver indossato la T-shirt auto-pubblicitaria con la scritta «The 13th» nel concerto romano per Wild Mood Swings).
    Sempre nel 2004, prima di The Cure, esce Join the Dots: B-sides and Rarities, 1978-2001 (The Fiction Years), citata raccolta di lati B e rarità, appartenenti al periodo-Fiction, compreso tra 1978 e 2001, molto apprezzata dai fan, di cui si era cominciato a parlare già dal 1997.
    ...

    Gli anni recenti

    Dopo le fatiche di 4:13 Dream, che a cavallo tra il 2007 e il 2008 li hanno portati anche a tornare a suonare in Asia (per la prima volta dal 1984), nel 2010 il gruppo si prende un periodo di pausa prolungato, in cui Smith si dedica di nuovo (come sette anni prima) ad alcune collaborazioni. L'unico avvenimento degno di nota è l'uscita della deluxe edition di Disintegration che, comprende, oltre al solito cd di rarità, un terzo cd con una versione rimasterizzata ed espansa del live Entreat.
    Nell'anno successivo, in occasione del festival "VIVID Live", i Cure, per l'occasione composti solo da Smith, Gallup e Cooper, ripropongono in concerto i primi tre album in successione, affiancati dai vecchi membri O'Donnell (per Seventeen Seconds e Faith) e Tolhurst (per Faith), richiamati per l'occasione, dimostrando di avere definitivamente raddrizzato i rapporti con i due, con i quali c'erano state delle separazioni amare.
    Mentre per Tolhurst questo ha rappresentato solo un "tuffo nel passato", una parentesi, si è scoperto in seguito che O'Donnell è rientrato definitivamente nella formazione, in occasione del concerto tenuto al Bestival nel settembre 2011 al quale ha partecipato anche lui, tra la sorpresa generale.
    Lo spettacolo è stato pubblicato poi pochi mesi dopo come disco dal vivo col titolo Bestival Live 2011; la seconda assenza di fila dal palco di Porl Thompson aveva fatto nascere speculazioni che egli avesse lasciato di nuovo: i sospetti sono stati confermati dal libretto di accompagnamento, che presenta il gruppo come "Smith/Gallup/Cooper/O'Donnell".
    Continuano a non esserci notizie riguardo ad un eventuale ritorno in studio per un nuovo album; in un'intervista a Radio Devon del 12 settembre, O'Donnell si è limitato a dire "molte persone saranno molto molto molto felici tra non molto tempo".
    Nel frattempo, nel 2012, hanno iniziato un Tour estivo per i maggiori Festival d'Europa, presentando per la prima volta in formazione Reeves Gabrels in sostituzione di Thompson. In Italia hanno fatto tappa il 7 luglio 2012 a Milano (Rho) per l'Heineken Jammin' Festival ed il successivo 9 luglio 2012 a Roma per il festival Rock in Roma.
    In entrambi i casi, hanno suonato oltre 30 canzoni per circa tre ore di concerto.

    Stile musicale

    I Cure vengono molto spesso categorizzati come appartenenti ai generi del gothic rock e della darkwave,[2][1] per via della loro immagine triste e decadente (specie nei primi anni ottanta, quando hanno ottenuto un'iniziale popolarità, grazie al long playing Pornography, assurto a pietra miliare del genere), nonché a causa della forte componente emozionale delle loro canzoni e dei loro videoclip. Robert Smith, però, ha più volte rifiutato questa definizione, affermando che i Cure non sono e non sono mai stati goth:
    «È tristissimo quando «goth» continua a venire appiccicato al nome «The Cure». Noi non siamo categorizzabili. Suppongo che all'epoca del nostro esordio fossimo post-punk, ma complessivamente non è una definizione possibile. Come puoi descrivere una band che ha fatto uscire un album come Pornography e anche Greatest Hits, dove ogni canzone è stata nella Top Ten in tutto il mondo? Io suono solo la musica dei Cure, qualsiasi essa sia.»

    (Robert Smith sulla definizione del supposto genere musicale dei Cure)


    Nonostante la posizione di preminenza assoluta di Robert Smith nella band, il processo creativo è, a detta dei membri, molto democratico: ognuno porta le sue idee e quelle giudicate collettivamente migliori vengono sviluppate in vere canzoni. Esempi di ciò si possono vedere in Kiss Me Kiss Me Kiss Me, che contiene input provenienti da ciascuno dei membri, così come in Disintegration (Untitled), in Wish (Wendy Time e Trust), in Wild Mood Swings (This Is a Lie e Club America), in Bloodflowers (The Last Day of Summer) e, infine, in The Cure (Anniversary).
    Tutti i membri della band sono generalmente accreditati come compositori delle musiche. Così non è invece per quanto riguarda i testi, che sono esclusivamente opera di Robert Smith.
    La creatività di Smith nella composizione dei testi è fortemente influenzata dalla letteratura e tra gli artisti a cui Robert Smith si è ispirato di più, sono da annoverare: Albert Camus (per Killing an Arab), Charles Baudelaire (per How Beautiful You Are), Franz Kafka (per At Night), Dylan Thomas (per Birdmad Girl), Samuel Taylor Coleridge (per A Foolish Arrangement), Christina Rossetti (per Treasure) e, infine, Percy Bysshe Shelley (per Adonais).

    Discografia

    - 1979 - Three Imaginary Boys (Fiction Records)
    - 1980 - Seventeen Seconds (Fiction)
    - 1981 - Faith (Fiction)
    - 1982 - Pornography (Fiction)
    - 1984 - The Top (Fiction)
    - 1985 - The Head on the Door (Fiction)
    - 1987 - Kiss Me Kiss Me Kiss Me (Fiction)
    - 1989 - Disintegration (Fiction)
    - 1992 - Wish (Fiction)
    - 1996 - Wild Mood Swings (Fiction)
    - 2000 - Bloodflowers (Fiction)
    - 2004 - The Cure (Geffen Records)
    - 2008 - 4:13 Dream (Suretone Records)

    Formazione

    - Robert Smith (voce, chitarre, tastiere, basso, basso a sei corde, violino) - dal 1976


    - Simon Gallup (basso, tastiere) - 1980-1982 e dal 1985
    - Jason Cooper (batteria) - dal 1995
    - Roger O'Donnell (tastiere) - 1987-1990, 1995-2005 e dal 2011
    - Reeves Gabrels (chitarre) - dal 2012
    Fonte

    Alcune delle mie canzoni preferite...

    The Cure - Disintegration


    Video


    The Cure - Trust