Nativi americani

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    Per Nativi americani (chiamati anche in modo più o meno consono Indiani d'America, Pellerossa, Amerindi, Amerindiani, Prime Nazioni, Aborigeni americani, Indios) si intendono tutti i popoli indigeni che vivevano in America del Nord, America centrale e America del Sud prima della colonizzazione degli europei.
    Il loro sterminio rappresenta uno dei più gravi genocidi della storia dell'umanità, tanto che oggi sono una minoranza nel continente americano.

    Nomenclatura

    L'uso del termine Indian, risale alle prime fasi dell'esplorazione del sub-continente nordamericano. Si giustificava col fatto che Cristoforo Colombo, col suo viaggio transoceanico, intendeva trovare una rotta alternativa per giungere sulle coste del subcontinente indiano, sì da far chiamare Indie occidentali le nuove terre scoperte.
    Il termine Indios, spagnolo ma anche portoghese, è utilizzato per riferirsi alle popolazioni indigene dell'America latina. Anche questo significa "indiani", e deriva dall'errore storico per il quale si confuse l'America con l'India.
    L'espressione pellerossa, utilizzata, spesso in senso semanticamente negativo, per riferirsi alle popolazioni indigene nordamericane, è oggi considerata non politicamente corretta, in quanto fa riferimento al colore della pelle dei nativi di quell'area del continente.
    Tuttavia l'origine del nome può anche essere derivato dall'abitudine dei guerrieri di alcune tribù a tingersi la pelle di rosso durante le battaglie (ed in effetti la loro carnagione è oliva).

    Storia del popolamento americano

    I tentativi di definire l'albero migratorio dell'uomo dalla sua comparsa sulla terra a oggi dà comunque e sempre risultati altamente ipotetici, poiché le ricostruzioni genetiche e linguistiche sono poco compatibili tra di loro, mentre le investigazioni sulle diverse culture sono pari a cercare il classico ago nel pagliaio.
    In base alle ricerche di Luigi Luca Cavalli-Sforza e dei suoi collaboratori si suppone che i primi esseri umani siano arrivati nel continente circa 40 000 anni fa dall'Asia attraverso lo stretto di Bering, via mare.
    Il modello precedente, il cosiddetto modello Clovis, invece individuava tre ondate migratorie avvenute circa 12 000 anni fa, dall'Asia attraverso le terre emerse dello stretto di Bering, la Beringia.
    Questa ipotesi è stata contestata per il ritrovamento di scheletri con il cranio dai tratti caucasoidi e da molte altre ricerche archeologiche, linguistiche e di biologia molecolare.
    Una prova al riguardo è stata pubblicata su Nature nel settembre 2003: grazie al ritrovamento di 33 crani nella bassa California, si è potuto ipotizzare che vi siano stati paleo-americani imparentati con le popolazioni dell'Asia meridionale e non con le popolazioni della Siberia. Un'altra prova è emersa nel luglio 2005, quando è stato reso noto il ritrovamento di un'impronta fossile in Messico risalente a circa 40 000 anni fa.
    Sempre secondo l'analisi degli scheletri si è notata una particolare rassomiglianza con gli Ainu, facendo ipotizzare che questi fossero imparentati coi primi abitatori dell'America, poi soppiantati dagli immigrati mongoloidi giunti dalla Siberia, esattamente come accadde per gli Ainu in Giappone.
    Altri flussi migratori si sono succeduti nel passare dei secoli. Attestati sono i passaggi via mare attraverso l'oceano Pacifico di popolazioni asiatico-melanesiane.

    Nativi americani nel nord America


    Regione artica:
    La regione artica (coste dell'Alaska e Canada settentrionale) è, per motivi climatici, un territorio scarsamente popolato, in cui l'agricoltura è praticamente impossibile: qui le popolazioni vivevano cacciando foche, caribù e, in alcune zone, balene.
    Durante l'estate abitavano in tende e in inverno in capanne costruite con blocchi di ghiaccio o blocchi di terra ricoperti di pelli. Anche ai nostri giorni i gruppi presenti hanno scarsi rapporti con altre popolazioni e sono molto legati alle loro tradizioni. In Alaska vivono gli Inuit e gli Yupik (entrambi i gruppi vengono spesso definiti Eschimesi), una parte dei quali emigrò intorno al 1000 in Groenlandia; la zona a Sud Ovest è abitata dagli Yuit, presenti anche in Siberia, mentre gli Aleutini vivono nelle isole omonime.
    Regione subartica:
    A causa dell'inclemenza del clima, quindi dell'impossibilità di praticare l'agricoltura, le popolazioni dell'area subartica (comprendente quasi tutto il Canada dalla tundra quasi fino al confine con gli Stati Uniti) erano nomadi e vivevano in tende o in case interrate, dedicandosi alla pesca o alla caccia di alci e caribù.
    A Est vivevano popolazioni di lingua algonchina, tra cui i Cree e gli Ojibway o Chippewa; a Ovest, gruppi di lingua athabaska (Carrier, Ingalik, Dogrib, Han, Hare, Koyukon, Kutchin, Mountain, Slavey, Tanaina, Yellowknife e altri). Queste popolazioni venivano generalmente guidate dai capifamiglia ed i conflitti tra le varie tribù erano molto rari.
    Per quanto riguarda la religione erano molto diffuse le credenze negli spiriti guardiani e nella stregoneria. Molti di questi popoli ora sono sedentari e tuttora vivono di caccia e pesca.
    Costa nordoccidentale:
    Nonostante la ristrettezza della zona abitabile (limitata ad Est dalle montagne) la costa nordoccidentale del Pacifico ha fornito un ambiente ideale per gli abitanti indigeni, grazie ai fiumi Colombia e Fraser eccezionalmente ricchi di salmone.
    Questo habitat particolarmente ricco, insieme al contributo di quello collinare, consentì l'incremento della popolazione che dette vita ad una cultura molto elaborata, organizzata in grandi case di legno e caratterizzata da ricche cerimonie e da un raffinato artigianato in legno. I villaggi solitamente erano composti da cento o più abitanti imparentati fra loro secondo una modalità gerarchica: i vari membri venivano ordinati in base al grado di parentela col capo. Solo i prigionieri di guerra e gli schiavi erano esclusi da questa classificazione.
    Di fondamentale importanza era considerata la ricchezza individuale o di gruppo, che veniva ridistribuita durante il potlatch, una cerimonia nella quale il capo e il suo gruppo regalavano i loro beni.
    Tutto ciò avveniva per consolidare o accrescere il proprio status, per ricevere l'invito ad altri potlatch e per equilibrare la distribuzione dei beni tra i vari gruppi. La religione era basata principalmente sul culto degli antenati mitici: le loro rappresentazioni stilizzate erano ovunque: sui pali totemici, sulle facciate delle case, le prore delle barche, le maschere e le coperte.
    I gruppi più importanti di quest'area sono i Tlingit, gli Tsimshian, gli Haida, i Kwakiutl, i Nootka e i Chinook. La maggior parte delle lingue parlate in quest'area appartenevano alle famiglie atabasca, penutiana o mosana.
    Altopiano:
    Nell'altopiano compreso tra l'Idaho, l'Oregon orientale, lo stato di Washington, il Montana occidentale e il Canada vivevano numerosi piccoli gruppi molto pacifici (tra cui i Nez Percé (Nasi Forati), i Wallawalla, gli Yakima, i Flathead e i Cayuse). Sopravvivevano grazie alla caccia, alla raccolta di frutti e alla pesca al salmone. La loro cultura era simile a quella dei loro vicini della costa nordoccidentale del Gran Bacino e della California. Le lingue appartenevano per lo più alle famiglie penutiana e mosana.
    Gran Bacino:
    L'area del Gran Bacino, comprendente le catene montuose e le vallate dello Utah, del Nevada e della California, è stata abitata da popolazioni il cui stile di vita arcaico rimase quasi invariato fino al 1850; le più conosciute sono i Paiute, gli Ute e gli Shoshoni, insieme ai Klamat, ai Modoc e agli Yurok. Si trattava di piccole bande di raccoglitori, composte a volte da un'unica famiglia, ed erano distribuite su un territorio inospitale con una densità abitativa estremamente bassa.
    In estate si nutrivano di semi, radici, frutti di cactus, insetti, rettili e piccoli roditori, insieme a occasionali antilopi e cervi; i coyote invece non venivano mangiati perché li si credeva dotati di poteri soprannaturali. In inverno si dovevano affidare alle provviste estive perché la disponibilità di cibo era scarsissima e la minaccia della fame era sempre incombente. Nei periodi in cui il cibo era abbondante i vari gruppi si riunivano in bande più numerose, composte quasi esclusivamente da individui imparentati bilateralmente.
    Il riconoscimento della leadership avveniva in maniera informale e raramente sorgevano conflitti fra tribù, causati di solito da accuse di stregoneria o da rivalità sessuali. La religione formale era poco praticata; veniva soprattutto ricercata l'alleanza con gli spiriti, conosciuti attraverso sogni e visioni, che era ritenuta capace di conferire poteri connessi con la medicina, la caccia e il gioco d'azzardo.
    California:
    L'area culturale californiana comprende approssimativamente la superficie dello Stato attuale, con l'esclusione della zona sud orientale lungo il fiume Colorado. La popolazione nativa, che secondo le stime contava più di 200.000 abitanti, parlava più di 200 linguaggi distinti.
    Fra i gruppi più importanti vi erano i Pomo, i Modoc, gli Yana, i Chumash, i Costanoan, i Maidu, i Miwok, i Patwin, i Salinan, i Wintun, gli Yokut, gli Yuki e i cosiddetti Mission Indians (Indiani delle Missioni), Cahuilla, Diegueño, Gabrileño, Luiseño e Serrano.
    Tutti gli Indiani californiani erano principalmente raccoglitori di ghiande, semi erbacei e altri vegetali commestibili. Pesci e frutti di mare avevano importanza sulla costa, mentre nell'interno si cacciavano cervi, orsi e piccoli mammiferi vari. Il villaggio, composto anche da più di 100 persone, col suo particolare dialetto, era spesso la più ampia unità politica esistente. Diffusa era l'usanza delle metà esogame, che consentiva l'endogamia, pratica secondo la quale i matrimoni avvenivano solo all'interno del villaggio però diviso a sua volta in due metà, per cui i membri di un gruppo dovevano combinare il loro matrimonio con un membro dell'altro gruppo.
    I capi, a volte ereditari, organizzavano la vita sociale e cerimoniale, ma avevano scarso potere politico. I conflitti organizzati fra villaggi erano rari. Frequenti erano i riti di cura, le cerimonie della pubertà maschile e l'uso rituale delle droghe (hashish, marijuana, coca).
    Pianure:
    La zona delle Pianure (ovvero le praterie che si estendono dal Canada centrale fino al Messico e dal Midwest alle Montagne Rocciose) è sempre stata abitata da popolazioni che vivevano in piccoli gruppi nomadi al seguito delle grandi mandrie di bisonti, in quanto la caccia ha costituito la principale risorsa alimentare fino al 1890, anche se lungo il Missouri e altri fiumi delle pianure erano presenti forme di agricoltura stanziale.
    Tra i primi abitanti delle praterie possiamo ricordare i Blackfeet (cacciatori), i Mandan e gli Hidatsa (agricoltori); in seguito, quando i coloni europei conquistarono le foreste orientali, molte popolazioni del Midwest si spostarono nelle Pianure: tra questi i Sioux, gli Cheyenne e gli Arapaho, preceduti dagli Shoshoni e dai loro parenti Comanche, provenienti però dal Gran Bacino.
    Quando il cavallo fu introdotto dagli europei (XVII secolo) e poi si diffuse in tutte le Grandi Pianure (XVIII secolo), nella zona si mescolarono tutta una serie di popoli precedentemente sedentari, disturbati dai cacciatori-guerrieri a cavallo delle zone vicine. Gli antichi raccoglitori e agricoltori d'estate iniziarono ad organizzarsi in accampamenti di dozzine di tipi trasportabili disposti in cerchio, per praticare la caccia al bisonte in maniera intensiva. Le cerimonie pubbliche, in particolare la danza del Sole, servirono a creare nei gruppi legami più saldi e un obiettivo comune.
    Il potere individuale, perseguito in primo luogo con la ricerca della visione, accompagnata da automutilazioni e severe ascesi, veniva manifestato tramite la partecipazione alle incursioni belliche contro i nemici. Le società guerriere, alle quali gli individui aderivano in gioventù, divennero in breve tempo organizzazioni specializzate nella guerra, spesso con funzioni di controllo dell'ordine all'interno dei grandi accampamenti. Il successo nelle incursioni (condotte di solito da meno di una dozzina di uomini), il possesso di molti cavalli e il potere ottenuto attraverso le visioni o la danza del Sole erano i segni del rango fra gli indiani delle Grandi Pianure.
    Foreste orientali:
    Coperta in origine da una fitta vegetazione, l'area delle foreste orientali (comprendente le regioni temperate degli Stati Uniti e del Canada orientali, dal Minnesota e Ontario fino all'oceano Atlantico a Est e fino alla Carolina del Nord a Sud) era abitata inizialmente da cacciatori: intorno al 7000 a.C. vennero introdotte l'agricoltura, la pesca, la lavorazione della pietra e, nella zona dei Grandi Laghi, del rame.
    I nativi di quest'area comprendevano gli Irochesi e popolazioni di lingua algonchina, tra cui gli Ojibway (Chippewa) e i loro parenti Ottawa, i Lenape (o Delaware), i Micmac, i Narragansett, gli Shawnee, i Potawatomi, i Kickapoo, i Menominee, gli Illinois. Anche i Sioux abitavano originariamente delle Foreste Orientali, ma furono in larga parte spinti ad ovest, verso le grandi praterie, dalle tribù algonchine armate dagli Europei.
    A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo anche la maggior parte dei gruppi algonchini, e cosi pure degli Irochesi, furono costretti a spostarsi ad Ovest, verso il Territorio Indiano, o a Nord verso il Canada, dalla politica dei neonati Stati Uniti d'America che subivano la pressione dei coloni di origine europea; alcuni gruppi rimasero comunque nella regione, raccolti di solito in piccole comunità.
    Il clima freddo del Nord Est e dei Grandi Laghi tendeva a limitare l'orticoltura e a costringere alla raccolta delle piante selvatiche; i cibi più importanti erano il pesce, gli animali da caccia, lo sciroppo d'acero e il riso selvatico. Fra i coltivatori gli uomini si limitavano in genere a preparare il terreno per la coltivazione, che era opera essenzialmente femminile. I popoli di lingua irochese erano organizzati in villaggi matrilineari guidati da un consiglio: le donne avevano un ruolo importante nel governo dei villaggi.
    Fra la costa orientale e i Grandi Laghi vivevano i popoli di lingua algonchina, organizzati per lo più in piccoli villaggi semisedentari fortemente influenzati dai loro vicini meridionali. Le attività orticole erano in genere poco sviluppate lungo la costa, dove la raccolta dava un prodotto assai abbondante. La leadership era in genere debole, il territorio mal definito e l'organizzazione politica somigliava a quella delle piccole tribù di altre zone. Queste furono fra le prime culture a subire la distruzione da parte degli europei e molte di esse erano già scomparse prima dell'inizio del Settecento.
    Sud-est:
    La regione a clima tropicale che si estende a Nord del golfo del Messico, dalle coste dell'Atlantico al Texas centrale, era originariamente coperta di foreste di pini e popolate da daini. Nel 3000 a.C. in quest'area fu introdotta l'agricoltura che determinò un forte incremento demografico, mentre intorno al 1400 a.C. furono costruite le prime città.
    Al momento dell'arrivo degli europei, però, le epidemie cominciarono a decimare la popolazione. Alcune popolazioni native di questa zona, che includevano anche i Cherokee, i Creek e i Seminole, erano conosciute come le Cinque Nazioni Civilizzate, in quanto la loro economia e la loro organizzazione sociale erano più articolate e in qualche modo simili a quelle europee. Nella stessa area erano insediati anche i Natchez, ma la loro cultura, molto elaborata, fu distrutta dagli europei alla fine del XVIII secolo.
    Fra i gruppi più importanti del Sud Est sono da segnalare anche gli Alabama, i Caddo, i Chickasaw, i Choctaw, i Quapaw, i Biloxi, i Chitimacha, i Timucua e i Tunica. Molti di questi popoli raggiunsero i più alti livelli culturali a Nord della Mesoamerica, che influenzò fortemente le loro culture. Una orticoltura produttiva integrata dagli abbondanti prodotti delle foreste fornì la base materiale ai loro grandi insediamenti sottoposti all'autorità centralizzata di un capo.
    Ebbero villaggi di centinaia di abitanti fortificati con palizzate, che contenevano grandi tumuli sui quali sorgevano i templi al cui interno ardeva il fuoco perenne e le abitazioni delle classi superiori. I capi e i re esercitavano il potere assoluto sui sudditi, nobili e popolani, e in alcuni casi comandavano più di una dozzina di villaggi. Frequenti erano le guerre e le incursioni.
    Sud-ovest:
    L'area culturale del Sud Ovest si estende su una regione calda e arida di montagne e bacini cosparsi di oasi: gli abitanti di quest'area comprendente l'Arizona, il Nuovo Messico, il Colorado meridionale e l'adiacente Messico settentrionale, dapprima cacciatori di mammut e poi del bisonte, diedero origine a una cultura, definita arcaica, sviluppatasi tra l'8000 a.C. e il 300 ca. a.C. Sono state ritrovate tracce di culture precedenti, come i Clovis, risalenti addirittura ad epoche precedenti (11.000 anni fa).
    Nel Sud Ovest vissero tanto popoli di cacciatori-raccoglitori (fra cui gli Apache, gli Havasupai, i Seri, i Walapai, gli Yavapai) quanto popoli di orticoltori, come i Mojave, i Navajo, i Papago, i Pima, i Pueblo (fra cui gli Hopi e gli Zuñi), gli Yaqui, gli Yuma, i Cocopa e gli Opata. Nonostante la sua aridità, la regione offriva considerevoli quantità di cibi selvatici, sia animali che vegetali, che fornivano il sostentamento necessario ai numerosi insediamenti, organizzati patrilinearmente o matrilinearmente. Erano frequenti le incursioni contro gli orticoltori vicini.
    Intorno al 300 a.C. alcune popolazioni del Messico, a economia basata sulla coltivazione di mais, fagioli, zucche e meloni in terreni irrigati, emigrarono nell'Arizona meridionale. Chiamati Hohokam, furono gli antenati degli odierni Pima e Papago. L'agricoltura fu praticata anche dagli Anasazi: i loro discendenti sono gli attuali Pueblo, cui si aggiunsero in seguito gli attuali Navajo e vari gruppi di Apache. Risalgono al 1000 a.C. le prime caratteristiche tombe coperte da tumuli sepolcrali, diventate in seguito centri di culto, tipiche della prima civiltà Hopi.

    Aspetti culturali

    Benché le caratteristiche culturali, come la lingua, i costumi e le usanze varino enormemente da una tribù all'altra, ci sono alcuni elementi che si possono incontrare frequentemente e sono condivisi da molte tribù. Si pensa che i pellerossa sterminati dagli statunitensi siano 10.000.000

    Religione

    La religione più diffusa è conosciuta con il nome di Chiesa nativa americana. È una chiesa sincretistica che unisce elementi dello spiritualismo nativo provenienti da un numero di differenti tribù con elementi simbolici tipici del Cristianesimo.
    Il suo rito principale è la cerimonia del peyote. La chiesa ha riportato significativi successi nella lotta contro molti vizi portati dalla colonizzazione, come l'alcolismo e la criminalità. Nell'America Sud-occidentale, specialmente nel Nuovo Messico, il sincretismo tra il Cattolicesimo portato dai missionari spagnoli e la religione nativa è piuttosto comune; i tamburi, i canti e le danze dei Pueblo sono regolarmente parte della Messa.
    (Per approfondire -->QUI)

    Musica e arte

    La musica dei nativi americani è quasi interamente monofonica anche se ci sono notevoli eccezioni. La musica nativa tradizionale spesso prevede i tamburi ma pochi altri strumenti, anche se i flauti vengono impiegati da alcuni gruppi. La tonalità di questi flauti non è molto precisa e dipende dalla lunghezza del legno usato e dalla grandezza della mano del suonatore.
    La forma più diffusa di musica pubblica tra i nativi americani negli Stati Uniti è il pow-wow. Durante questa manifestazione, così come nell'annuale Gathering of Nations ad Albuquerque nel Nuovo Messico, membri di gruppi di suonatori di tamburi si siedono in cerchio intorno ad un grande tamburo, mettendosi a suonare all'unisono mentre cantano nelle loro lingue native e i danzatori colorati ballano in senso orario intorno ai suonatori.
    Le attività musicali ed artistiche scandiscono la vita degli indiani molto più del lavoro, che è ridotto al minimo necessario per la sopravvivenza.
    Le sonorità dei nativi americani sono state riprese anche da molti artisti di musica pop e rock.
    L'arte dei nativi americani costituisce una categoria importante nel panorama dell'arte mondiale. Il contributo dei nativi americani include stoviglie di terracotta, dipinti, gioielli, vestiti, sculture e cestini.

    Personaggi


    - Cavallo Pazzo (Tašunka Witko)
    Cavallo Pazzo, in inglese Crazy Horse, in lingua lakota Tashunka Uitko o Tashunka Witko a seconda delle traslitterazioni (data di nascita sconosciuta, probabilmente nei primi anni 1840 – Fort Robinson, 5 settembre 1877), era un nativo americano della tribù degli Oglala Lakota (Sioux).
    Tecnicamente, in lingua lakota, Crazy Horse, è Tašunka Witko. Ormai è di abitudine, anche negli Stati Uniti, chiamare il condottiero Oglala Tašunka Witko, erroneamente però, giacché la versione corretta è Tašunka Witko, dove il ta- iniziale di Tašunka rappresenta il pronome possessivo "suo" e di conseguenza la traduzione del nome è: "Il suo cavallo è pazzo".
    Negli anni giovanili era conosciuto anche come riccetto o ricciuto a causa dei capelli particolarmente ricci e di colore castano chiaro (cosa rarissima tra i nativi americani).
    Personaggio leggendario cui sono attribuite imprese memorabili e fantastiche, come quella che lo voleva invulnerabile ai proiettili o che narrava che il suo spirito aleggiasse ancora tra le tribù dei pellerossa.

    Nato nelle Black Hills (Paha Sapa in lingua lakota), presumibilmente intorno a metà anni '40, si salvò dalla distruzione del proprio villaggio ad opera dei soldati federali. Probabilmente a causa di questo trauma, da adulto, giunto alla guida dei Sioux Oglala, fu molto attivo nella resistenza allo sterminio dei nativi d'America da parte dei soldati federali statunitensi.
    Cavallo Pazzo guidò, assieme a Toro Seduto, i 1.200 guerrieri che nella battaglia di Little Bighorn, il 25 giugno 1876, sconfissero i 250 cavalleggeri dell'esercito USA, guidati dal Ten. Col. George A. Custer, riportando pochissime perdite.
    Il successo indiano fu però di breve durata: i federali si ripresero subito dal colpo e nello stesso anno registrarono importanti successi. Il 6 maggio 1877 Cavallo Pazzo alla testa di 900 Oglala stremati dalla fame e dalla fuga, si consegnò al tenente Philo Clark comandante di Fort Robinson. Morì poco prima della mezzanotte del 5 settembre 1877, ferito a morte con una baionetta, alla presumibile età di trentasette anni.
    L'intera vita di Cavallo Pazzo acquistò presto contorni mitici. Sulla sua morte ci sono diverse versioni: alcune fonti indicano che sarebbe stato ucciso dalla baionetta di un soldato dopo essersi arreso con la sua tribù, altre fonti ancora narrano che Cavallo Pazzo, nel mese di settembre del 1877, avrebbe lasciato la riserva senza autorizzazione per accompagnare sua moglie malata dai genitori e il Generale George Crook, temendo che tentasse un ritorno alla battaglia, ne avrebbe ordinato l'arresto.
    Cavallo Pazzo inizialmente non avrebbe opposto resistenza ma, resosi conto che lo stavano conducendo ad una prigione, avrebbe cominciato a lottare con le guardie: mentre veniva trattenuto da un uomo della polizia indiana che lo scortava, Piccolo Grande Uomo (suo vecchio amico), un soldato semplice di nome William Gentiles lo avrebbe colpito alla schiena con una baionetta, ferendolo a morte.
    A Cavallo Pazzo è dedicato il Crazy Horse Memorial, in costruzione in South Dakota.
    - Geronimo (Goyathlay)
    Geronimo (in chiricahua Goyaałé; No-Doyohn Canyon oggi Clifton, 16 giugno 1829 – Oklahoma, 17 febbraio 1909) è stato un condottiero nativo americano, fu uno dei più importanti capi degli Apache, e per oltre 25 anni guerreggiò contro gli Stati Uniti e la loro espansione ad occidente.

    Geronimo (in chiricahua Goyaałé scritto anche Goyathlay o Goyahkla, "colui che sogna", il sognatore questo perché Geronimo riferiva di avere il potere di vedere nel futuro,in effetti all'epoca di Cochise ("Kociss", Coltello) era lo sciamano della tribù. Nacque in quello che oggi è lo stato del Nuovo Messico e secondo le mappe era allora parte del Messico, ma che la sua famiglia considerava terra degli Apache Bedonkohe. Geronimo era invece un Apache Chiricahua. Crebbe divenendo un rispettato sciamano e un esperto guerriero, che combatté frequentemente contro le truppe messicane. I suoi avversari messicani gli diedero il soprannome di "Geronimo", la versione in lingua spagnola del nome "Girolamo".
    Geronimo combatté contro un sempre maggior numero di truppe messicane e statunitensi e divenne famoso per il suo coraggio e per essere sfuggito numerose volte alla cattura.
    Le forze di Geronimo divennero l'ultimo grande gruppo di combattimento di pellerossa che si rifiutarono di riconoscere il governo degli Stati Uniti nel West. Questa lotta giunse a termine il 4 settembre 1886, quando Geronimo si arrese al generale Nelson Miles dell'esercito statunitense, a Skeleton Canyon, Arizona.
    Geronimo venne mandato in prigione a Fort Pickens (Florida). Nel 1894 venne trasferito a Fort Sill (Oklahoma). In età avanzata Geronimo divenne una specie di celebrità, comparendo alle fiere e vendendo sue fotografie, ma non gli fu permesso di fare ritorno alla sua terra natia. Cavalcò durante la parata inaugurale del Presidente Theodore Roosevelt, nel 1905. Geronimo morì di polmonite a Fort Sill il 17 febbraio 1909.
    - Toro Seduto (Tatanka Yotanka)
    Toro Seduto (Sitting Bull in inglese - in lingua originale lakota Tȟatȟaŋka Iyotȟaŋka o Ta-Tanka I-Yotank o Tʿatʿaŋka Iyotake) (Grand River, 1831 – Fort Yates, 15 dicembre 1890) è stato un condottiero nativo americano dei Sioux Hunkpapa. In realtà, il suo nome tradotto correttamente è "Bisonte (maschio) Seduto".
    Famoso capo indiano americano (chiamato anche Húŋkešni, cioè "Lento", a causa della sua abitudine di ben riflettere prima d'agire), è ricordato nella storia americana e dei nativi per aver mobilitato più di 3.500 guerrieri Sioux e Cheyenne nella famosa Battaglia di Little Bighorn, dove ottenne una schiacciante vittoria sul colonnello George Armstrong Custer del Settimo cavalleggeri, il 25 giugno 1876.

    Infanzia

    Toro Seduto nacque col nome Hoka-Psíca (Tasso Saltante), ma alcuni membri della sua tribù capirono che era un nome provvisorio. Già suo padre si chiamava Tȟatȟaŋka Iyotȟaŋka (cioè anche lui "Toro Seduto"), dal quale il figlio prese il nome più tardi All'età di 14 anni, Toro Seduto partecipò ad una spedizione di guerra, dove conobbe i guerrieri Crow. Riuscì a raggiungere uno dei guerrieri durante la loro ritirata e riuscì a batterlo mentre cavalcava. Per questo, Toro Seduto si guadagnò una penna di aquila bianca, simbolo di una prima azione coraggiosa e, nello stesso tempo, assunse il nome del padre. Il padre cambiò, a sua volta, nome in "Toro Saltante".

    Matrimonio e famiglia


    Non è chiara la storia della famiglia di Toro Seduto. Al suo primo matrimonio, probabilmente avvenuto nel 1851, chiamò la sua sposa Porta Affascinante o Capelli Lucenti. Nel 1857, la moglie partorì un figlio (che morì in età giovane a causa di una rara malattia); Capelli Lucenti morì durante il parto. Toro Seduto decise di adottare suo nipote, di nome "Un Toro", dopo la morte del suo primo figlio. Nel 1857, Toro Seduto adottò un giovane Assiniboine come fratello e si fece presto notare come Toro Saltante (in onore del padre di Toro Seduto).

    Status come sant'uomo


    Toro Seduto divenne un sant'uomo Sioux (o uomo saggio Sioux), detto wapʿíya wicʿaṡa, durante i suoi primi vent'anni. Le sue responsabilità come sant'uomo inclusero la comprensione dei rituali e dei complessi religiosi e delle credenze Sioux; conobbe anche alcuni naturali fenomeni riferiti alle credenze Sioux. Fu riconosciuto a Toro Seduto che aveva il potere di portare infiniti benefici alla sua gente. Toro Seduto conobbe anche tecniche di guarigione con erbe medicinali, sebbene non fosse un uomo di medicina.
    A causa del suo status di wapʿíya wicʿaṡa, Toro Seduto era un membro della Buffalo Society, una società legata alla caccia del bufalo. Fu anche membro dell'Heyoka, una società per quelli che praticavano la danza della pioggia.

    Morte e sepoltura

    Toro Seduto ritornò nella Riserva Indiana di Standing Rock nel South Dakota. Temendo che Toro Seduto progettasse di fuggire dalla Riserva assieme ai praticanti della Danza degli spiriti, le autorità della Polizia decisero di arrestarlo con alcuni suoi uomini, anche se Toro Seduto non era loro sostenitore.
    Durante una lotta, generatasi sia tra i pellerossa che tra Polizia locale, il 15 dicembre 1890, Toro Seduto e suo figlio Piede di Corvo vennero assassinati da colpi di pistola di alcuni componenti della Polizia; in seguito, tutta la Polizia coinvolta nella rissa venne radiata dal comando. Il corpo di Toro Seduto venne sepolto vicino a Fort Yates, ma nel 1953, la sua salma fu riesumata e trasferita vicino a Mobridge, sempre nel South Dakota, per volontà di popolazioni locali Sioux. Alcuni Sioux, tutt'oggi, continuano a discutere sul fatto che quella salma non apparteneva a Toro Seduto.
    - Nuvola Rossa (Makphya Luta)
    Nuvola Rossa (vero nome Makphya Luta, in inglese Red Cloud; fiume Platte, 1822 – Pine Ridge, 1909) è stato un capo dei sioux oglala.
    Negli anni Sessanta del XIX secolo, Nuvola Rossa guidò con successo la resistenza dei nativi della sua tribù all'attuazione del "Bozeman trail" (un progetto ferroviario che avrebbe dovuto collegare il Wyoming ai bacini auriferi del Montana) e depose le armi solo in seguito all'abbandono del progetto da parte del governo statunitense.
    Nel 1866 Nuvola Rossa prese il comando di un gruppo di Sioux e di Cheyenne decisi a contrastare l'esercito statunitense, che voleva costruire una strada e alcune fortificazioni sul loro territorio. Dopo due anni di combattimenti, le autorità statunitensi accolsero le richieste di queste tribù e quindi Nuvola Rossa perorò la causa della pace. Fu destituito dalla carica di capo oglala dopo una disputa con un agente governativo nel 1881. Trascorse gli ultimi anni di vita nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota.
    - Alce Nero (Hehaka Sapa)
    Alce Nero (Hehaka Sapa in lakota, Black Elk in inglese) (dicembre 1863 – agosto 1950) è stato uno sciamano (Wichasha Wakan) e figura messianica presso gli Oglala, una tribù delle praterie della famiglia Lakota Sioux nell'America del Nord.
    Nella primavera del 1931 lo scrittore John G. Neihardt raccolse da Alce Nero un lunghissimo racconto, che trent'anni più tardi, nel 1960, pubblicò con il titolo di Alce Nero parla. Vita di uno stregone dei sioux Oglala.
    La narrazione di Alce Nero non riguardava solo le sue vicende personali, ma si intrecciava con la storia del suo popolo in guerra con i bianchi e con le sue visioni, che lo accompagnavano fin dall'età di nove anni. Come egli stesso affermava, "non è la vicenda di un uomo che merita di essere raccontata, ma è la storia di tutta la vita che è santa e buona da raccontare, e di noi bipedi che la condividiamo con i quadrupedi e gli alati dell'aria e tutte le cose verdi".
    Il libro divenne un caso editoriale, il caso dello sciamano indiano in lotta contro l'invasore bianco. In realtà Alce Nero non era affatto come era stato presentato. Al contrario, lo sciamano Lakota si era convertito ancor giovane alla fede cristiana e, al momento della lunga intervista di Neihardt, era diventato un catechista, un evangelizzatore a tempo pieno.
    Un reale profilo di Alce Nero fu tratteggiato da Michael Steltenkamp (1989), che dimostrò come, al tempo dell'intervista con Neihardt, Alce Nero era da 25 anni un catechista Lakota, e lo sarebbe stato fino alla morte, nel 1950. Steltenkamp sostiene che Neihardt manipolò i testi originali per far passare la sua tesi sugli indiani "ribelli" al dominio dei bianchi.
    Neihardt aveva nascosto che nel 1934 Alce Nero aveva sconfessato l'intervista concessa allo scrittore: "Ascoltate, dico parole vere. Un uomo bianco ha scritto un libro e ha raccontato quello che io avevo detto dei vecchi tempi, ma ha tralasciato i tempi nuovi. Perciò parlo di nuovo. Da trent'anni a questa parte sono un uomo diverso da quello che l'uomo bianco ha descritto. Io sono un cristiano. Sono stato battezzato trent'anni fa da un tonaca-nera chiamato Piccolo Padre. Trent'anni fa io ero un indiano tradizionale e avevo qualche conoscenza del Grande Spirito, Wakan Tanka. Ero orgoglioso, forse ero coraggioso, forse ero un buon indiano, ma adesso sono migliore. Anche San Paolo diventò migliore quando si convertì. Adesso so che la preghiera della Chiesa cattolica è migliore della preghiera della Danza degli Spiriti".
    Steltenkamp raccolse anche la testimonianza della figlia di Alce Nero, Lucy Looks Twice, che gli confermò che il padre: non parlava mai delle vecchie usanze. Era convinto che la sua grande visione, la Danza del Sole e tutte le cerimonia indiane, fossero connesse con il cristianesimo. Diceva che i Lakota erano come gli israeliti, come gli ebrei, che aspettavano Cristo.
    - Uomo-Teme-I-Suoi-Cavalli (Tašunka-kokipapi)
    Uomo-Teme-I-Suoi-Cavalli (in lingua originale Sioux Tašunka-kokipapi; 1830 – 1900) è stato un condottiero nativo americano. Fu un capo dei nativi Sioux Oglala. Comunemente mal interpretato, il suo nome vuol dire in realtà: “Il-cavallo-mette-paura”, a significare che già il suo cavallo, all'apparire, ispirava paura a causa di chi lo montava.
    Nel 1866, Uomo-Teme-I-Suoi-Cavalli si unì alle forze di Nuvola Rossa quando i Sioux dichiararono guerra al governo di Stati Uniti per impedirgli di costruire la linea ferroviaria del Montana attraverso i territori di caccia della nazione sioux, a Powder River, dando luogo ad un conflitto conosciuto come "La Guerra di Nuvola Rossa".
    Dopo l'accordo di pace di Fort Laramie, che nel 1868 pose fine alle ostilità, Uomo-Teme-I-Suoi-Cavalli si ritirò nell'area della Pine Ridge Agency nel Sud Dakota. Morì nel 1900 e le sue spoglie sono tuttora conservate nel cimitero di Makansan Presbyterian, vicino ad Oglala City, South Dakota.
    - Ely S. Parker (Hasanoanda, in seguito noto come Donehogawa
    Ely Samuel Parker (Indian Falls (New York), 1828 – Fairfield (Connecticut), 31 agosto 1895) è stato un militare e politico nativo americano, che ricoprì importanti incarichi nell'esercito e nel governo degli Stati Uniti. Nato Hasanoanda, in seguito noto come Donehogawa, era un irochese della tribù Seneca e nacque ad Indian Falls (New York) (allora parte della Riserva Tonawanda). Durante la Guerra di secessione americana, scrisse la bozza finale delle condizioni di resa dei Confederati ad Appomattox. In seguito, nel corso della sua carriera, Parker salì fino al grado di brigadiere generale, una promozione che fu retrodatata al giorno della resa.
    Parker iniziò la sua carriera nel servizio statale lavorando come traduttore per i capi Seneca nei loro rapporti con le agenzie del governo. Nel 1852 fu proclamato sachem dei Seneca con il nome di Donehogawa, "Custode della Porta Occidentale". Parker studiò legge lavorando per i consueti tre anni in uno studio legale ad Ellicottville (New York) e fece poi domanda per sostenere l'esame di abilitazione. Non gli fu però permesso di sostenerlo perché non era un bianco,[2] sebbene altre fonti dicano che la ragione addotta fosse che non era un cittadino statunitense.[3] (Tutti gli Indiani americani non ricevettero la cittadinanza fino all'Indian Citizenship Act del 1924.)[4] Studiò poi ingegneria al Rensselaer Polytechnic Institute di Troy (New York) e lavorò come ingegnere civile fino alla Guerra di secessione. All'approssimarsi della guerra, Parker tentò di radunare un reggimento di volontari irochesi per combattere nelle file dell'Unione, ma fu respinto dal governatore di New York Edwin D. Morgan. Cercò poi di arruolarsi nell'esercito dell'Unione come ingegnere, ma gli fu detto dal segretario alla guerra Simon Cameron che non poteva poiché era indiano.[5] Intervenne allora Ulysses S. Grant, amico di vecchia data di Parker, le cui forze soffrivano di una penuria di ingegneri; Parker si unì a Grant a Vicksburg (Mississippi). Fu nominato capitano nel 1863 e salì poi al grado di brigadiere generale. Parker divenne l'aiutante di Ulysses S. Grant ed era presente quando il generale conferato Robert E. Lee si arrese nella Battaglia di Appomattox nell'aprile 1865. I documenti della resa furono vergati con la sua calligrafia. Durante questa resa, Lee scambiò Parker per un nero, ma si scusò dicendo: "Sono contento di vedere qui un vero americano". A quanto si dice, Parker rispose: "Siamo tutti americani, signore". Dopo la Guerra di secessione, nel 1869 Grant, divenuto nel frattempo Presidente degli Stati Uniti, chiamò Parker a ricoprire l'incarico di capo dell'Ufficio per gli affari indiani (Bureau of Indian Affairs), che mantenne fino al 1871. Lasciato il servizio del governo, Parker si dedicò al mercato finanzario, ma alla fine perse la fortuna che aveva accumulato. Visse i suoi ultimi anni in povertà morendo a Fairfield (Connecticut) il 31 agosto 1895. Il suo corpo fu esumato e trasferito al Forest Lawn Cemetery a Buffalo (New York), per riposare insieme ad altri notabili della parte occidentale dello stato di New York, il 20 gennaio 1897. La carriera di Parker e la sua influenza sui Nativi americani contemporanei sono ben descritte nel capitolo 8 del volume Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, di Dee Brown. Si dice anche che egli abbia contribuito ad iniziare la costruzione della città di Parker, in Arizona, che sarebbe stata chiamata così in suo onore. Tuttavia, si dovrebbe notare che vi è un altro individuo con il cognome di Parker cui è ugualmente attribuito questo riconoscimento.
    - Gall ( "Pizi" )
    Gall (Grand River, 1840 – Oak Creek, 1893) è stato un condottiero nativo americano dei Teton-Sioux che partecipò nelle battaglie di Little Big Horn e Rosebud.
    Gera un orfano di umile origine che comunque era stato educato e allevato con la cura che i Sioux riservavano ai bambini orfani. Il ragazzo aveva preso il nome di Gall perché, come prova del suo coraggio, si era trangugiato la bile di un bisonte. Ma il suo valore e ardimento lo avevano già reso noto in giovane età, tanto che, negli scontri del 1866 gli venne affibbiato il nomignolo di "galletto da combattimento".
    Nel 1867, in una battaglia, aveva ricevuto delle brutte ferite ma nonostante tutto aveva continuato a combattere.Successivamente partecipò ai negoziati di Fort Laramie dove decise di continuare a combattere i bianchi associandosi con Nuvola Rossa. Dopo alcune battaglie, Gall si schiera dalla parte dei Sioux favorevoli alla guerra partecipando come principale capo militare di Toro Seduto alle battaglie di Rosebud e Little Big Horn. Dopo le battaglie decise di andare assieme a Toro Seduto nella British Columbia dove si persero i legami con il suo grande amico. Rendendosi conto dell'impotenza degli Indiani contro i bianchi decise di stare dalla parte degli Americani diventando giudice della Indian Police Courte che esercitò fino alla morte.
    - Pioggia Sulla Faccia ("Ite-O-Magazu")
    Pioggia Sulla Faccia (1842 – 1905) è stato un capo delle tribù Hunkpapa Teton Sioux.
    Il suo nome deriva da un'azione militare nel corso della quale un improvviso rovescio di pioggia aveva cancellato i colori di guerra che si era dipinto sul viso.
    Pioggia Sulla Faccia era un Hunkpapa puro sangue discendente da una grande famiglia di capi. Si guadagnò onore e stima grazie al suo straordinario coraggio che aveva già messo in evidenza in età giovane. Participò nel massacro di Fetterman e venne ferito nella battaglia di Fort Totten. Il 14 settembre 1874 venne fatto arrestare dal colonnello Thomas Custer e promise di ucciderlo unendosi a Toro Seduto.Pioggia Sulla Faccia partecipò nella battaglia del Little Big Horn dove uccise il suo nemico (Thomas Custer) cercandolo nella mischia. Pioggia Sulla Faccia si spinse successivamente in Canada insieme a Toro Seduto.
    Nel 1880 si consegnò al generale Miles e visse nella riserva di Standing Rock. Morì a sessantatre anni.
    - Capo Giuseppe ( "Hin-mah-too-yah-lat-kekht" )
    Capo Giuseppe, in inglese Chief Joseph (Oregon, 3 marzo 1840 – Stato di Washington, 21 settembre 1904), è stato un condottiero nativo americano della tribù dei Nasi Forati.
    Noto anche come Giuseppe il Giovane, si chiamava in realtà Hinmaton Yalaktit, che in lingua nimíipuu significa Tuono che rotola dalla montagna.
    Hinmaton Yalaktit era figlio di Tuekakas (1800-1871)[1] e fratello di Ollokot. Il padre si era convertito al Cristianesimo (1838) ed era stato ribattezzato Joseph (Giuseppe).
    Giuseppe il Vecchio aveva concluso con gli Stati Uniti un trattato che istituiva una riserva in Oregon e Idaho per le tribù dei Nasi Forati Cayuse, Walla Walla e Umatilla. In seguito però, sotto la spinta dei cercatori d'oro (1860), il governo aveva deciso di confinare ulteriormente i nativi in una molto più angusta riserva dell'Idaho. Giuseppe il Vecchio rifiutò di addivenire a un secondo trattato (1863), e alla sua morte nel 1871 si trasferirono dunque al figlio (che assunse il nome cristiano del padre) l'autorità sul popolo dei Nasi Forati e la gestione dei difficili rapporti con gli Stati Uniti.
    Capo Giuseppe, che insieme ad altri capi nativi disponeva di un piccolo esercito di 200 uomini, resistette all'imposizione di trasferirsi in Idaho dalla nativa valle del fiume Wallowa; ma da convinto sostenitore della pace rifiutò (1874) di partecipare a spedizioni contro i bianchi. La sua politica sembrò avere successo quando, nel 1873, un'ordinanza federale dispose l'evacuazione dei coloni.
    Fu un fuoco di paglia. Nel 1877, infatti, la cavalleria agli ordini del generale Howard forzò finalmente la resistenza attaccando i Nasi Forati. Di fronte alla minaccia armata, Giuseppe si accorse che continuare a resistere non aveva senso. Condusse allora la sua gente, attraverso un'estenuante marcia di 2.740 km, dalle Montagne Blu dell'Oregon ai monti Bear Paw del Montana settentrionale, incalzato dai soldati statunitensi lanciati all'inseguimento. Nel corso della ritirata i nativi si trovarono più volte ad affrontare l'esercito, tenendo testa ai generali Howard e Miles e ai colonnelli Gibbon e Sturgis in quella che passò alla storia come la guerra dei Nasi Forati.
    Giuseppe contava di sconfinare in Canada sulle orme di Toro Seduto, ma il 30 settembre 1877 lo attendeva l'inizio della decisiva battaglia dei Bear Paw. Respinto in un primo momento il generale Miles, i nativi non poterono che soccombere all'arrivo dell'artiglieria. L'ultima resistenza, condotta in condizioni meteorologiche estreme, permise comunque ad alcuni dei Nasi Forati di varcare il confine.
    La resa era avvenuta dietro l'accordo di poter tornare alle riserve d'origine, che i Nasi Forati avevano lasciato intraprendendo la lunga marcia. Ma la promessa non fu rispettata: Giuseppe e i suoi furono invece arrestati ed esiliati nell'Oklahoma.
    Capo Giuseppe morì molti anni dopo nella riserva di Colville dello stato di Washington.

    Nativi americani nel Mesoamerica

    Fin dal 1400 a.C. in Messico e nella parte settentrionale dell'America centrale fiorirono civiltà di notevole importanza: sulla costa orientale del Messico gli Olmechi eressero templi e imponenti palazzi fino a cadere in declino intorno al 400 a.C. In seguito il Messico centrale fu dominato per circa duecento anni dalla civiltà di Teotihuacán e nel sud-ovest e nello Yucatán fiorì l'impero Maya.
    Nell'XI secolo il Messico era controllato dai Toltechi, ai quali fecero seguito gli Aztechi e poi gli spagnoli. Le popolazioni che risiedevano nel Mesoamerica (Messico, Guatemala, El Salvador e la parte occidentale dell'Honduras e del Nicaragua), con la loro produzione agricola, alimentavano i grandi mercati cittadini. Erano inoltre dotate di strutture sociali complesse e svilupparono un'arte e una cultura raffinate, però distrutte quasi interamente dalla conquista spagnola.
    Le civiltà mesoamericane ebbero una scrittura geroglifica, libri di carta di corteccia, carte geografiche, la matematica posizionale e il concetto dello zero, gli osservatori astronomici, un calendario di grande precisione e la previsione delle eclissi, complessi centri civico-cerimoniali e società stratificate con sovrani assoluti. Tutti questi popoli furono assoggettati dagli spagnoli e fatti diventare contadini a loro servizio.

    Nativi americani nel Sudamerica


    Area settentrionale e Caraibi:Quest'area geografica comprende ambienti molto diversificati: giungle, savane, zone aride e la parte settentrionale delle Ande. Sin dall'epoca arcaica la popolazione che vi risiede viveva organizzata in piccole comunità. Tra i popoli indigeni della Colombia, i Chibcha erano famosi per l'oreficeria, mentre altri gruppi, come i Mosquito del Nicaragua, i Cuna di Panama, gli Arawak e i Caribi dei Caraibi, avevano come attività principali la caccia e la pesca.
    Area amazzonica:
    La regione amazzonica con tutta probabilità non fu abitata prima del 3000 a.C. Qui le popolazioni indigene, che lavoravano il cotone e si dipingevano il corpo, mantengono anche oggi molti dei costumi tradizionali anche se il loro habitat è seriamente minacciato dallo sfruttamento intensivo delle miniere e del legname. Nell'area vivono numerosi gruppi, tra cui i Makiritare, i Tupinambá e quelli che parlano le lingue degli Arawak e dei Caribi. In queste zone spesso forti piogge dilavavano le sostanze nutrienti del suolo e queste società agricole erano costrette a spostare continuamente le coltivazioni, trasferendo spesso interi villaggi. La coltivazione taglia-e-brucia di vari tuberi, cereali e palme forniva un'alimentazione abbondante, ma povera di proteine, le cui principali fonti erano invece il pesce e le tartarughe con le loro uova, integrate dall'esiguo prodotto di una caccia difficile a vari mammiferi di grande e piccola taglia. I villaggi erano in genere piccoli (100-1000 abitanti) e la densità bassa (c.a. 2 ab./Km²): questi centri erano spesso la più vasta unità di aggregazione politica. La forma più diffusa di affiliazione sociale era il patrilignaggio, sebbene esistessero clan in alcuni dei centri più grandi. Nelle società più piccole la leadership era esercitata da un anziano, mentre nelle comunità più numerose gli sciamani acquisivano a volte il potere attraverso l'intimidazione. In alcune delle società dell'alta Amazzonia esistevano anche strutture di classe. Gli sciamani guidavano le cerimonie della pubertà, del raccolto e della morte, tutte assai elaborate in quest'area culturale. Molti individui diventavano sciamani grazie all'impiego di potenti droghe allucinogene.
    Ande centrali e meridionali:La parte centrale e meridionale delle Ande, quella cioè che attraversa la parte occidentale dell'America del Sud, con le sue strette valli comprese tra i monti e il Pacifico, ha ospitato grandi civiltà indigene. I popoli che abitavano i villaggi delle valli costiere del Perù centrale, edificarono dopo il 2000 a.C. grandi templi di pietra e mattoni. Dopo il crollo di queste civiltà (Huari, Tiahuanaco e Chimú), tutto il moderno Perù fu conquistato dagli Inca, che estesero il loro dominio anche negli attuali stati di Ecuador, Bolivia, Cile e Argentina.
    Nel XVI secolo, l'Impero Inca, ormai indebolito da lotte interne, fu facilmente conquistato dagli spagnoli (chiamati conquistadores). Allo stato attuale sopravvivono numerose popolazioni di lingua quechua (l'idioma parlato dagli Inca), relativamente integrate nella cultura ispano-americana. Oltre ai quechua, più limitatamente ad alcune zone geografiche ristrette, sono presenti altre popolazioni che mantengono ancora lingue e tradizioni di origine precolombiana. Tra le maggiormente presenti, ricordiamo gli aymara che abitano una parte della regione andina compresa tra Perù e Bolivia.
    Regione meridionale:In questa zona, che comprende l'Uruguay, l'Argentina e il Cile, vivono popolazioni contadine, come i Mapuche che tuttora abitano in villaggi e coltivano mais, patate e cereali. In seguito alle invasioni spagnole questi gruppi iniziarono ad allevare anche bestiame e cavalli. Più a Sud, nelle pampa, era impossibile praticare l'agricoltura, perciò le popolazioni vivevano di caccia o di pesca; nei pressi dello stretto di Magellano, invece, le popolazioni vivevano principalmente pescando foche e leoni marini.
    Questi gruppi avevano la più bassa densità di popolazione di qualsiasi altra cultura sudamericana e conoscevano solo una semplice organizzazione per bande. Tutti presentavano una scarsa produttività di alimenti e una tecnologia elementare. La religione conosceva i riti di passaggio, lo sciamanesimo e la credenza negli spiriti. Faide e incursioni erano rare: la sopravvivenza di queste società dipendeva dalla loro capacità di sfuggire ai più potenti e bellicosi vicini.

    Dalla conquista ad oggi


    Quanti fossero i nativi prima della colonizzazione europea delle Americhe è difficile da stabilire: le cifre dell'entità dello sterminio sono ancora al centro di un ampio dibattito storiografico. Secondo le ultime ricostruzioni si tratterebbe del 90% della popolazione indigena morta in meno di un secolo.
    Secondo quanto afferma lo studioso David Carrasco: "Gli storici sono stati in grado di stimare con una certa plausibilità che nel 1500 circa 80 milioni di abitanti occupavano il Nuovo Mondo. Nel 1550 solo 10 milioni di indigeni sopravvivevano. In Messico vi erano circa 25 milioni di persone nel 1500. Nel 1600 solo un milione di indigeni mesoamericani erano ancora vivi".
    Le cause di una tragedia di così ampie dimensioni sono molteplici: gli stermini perpetrati dagli invasori, le guerre intestine sovente aizzate da questi ultimi per rendere più facile la conquista con la politica del divide et impera, le nuove malattie, i lavori forzati in stato di semi-schiavitù e non ultimo il senso di smarrimento e di perdita di senso dovuto all'annientamento della loro fede e delle loro tradizioni che portarono talvolta a suicidi di massa.
    La colonizzazione del Nord e del Sud America presenta delle differenze: i conquistadores spagnoli erano prevalentemente degli avventurieri o degli sbandati che non avevano trovato fortuna in patria. Alcuni praticarono lo stupro sistematico ma i più si unirono con donne indigene di rango superiore e diedero origine alla numerosa popolazione di meticci (mestizos) del Centro e Sud America. Al contrario, gli inglesi arrivavano nel Nuovo Mondo già organizzati in nuclei familiari e questo non favorì l'integrazione della popolazione.
    Una tattica comune a tutti gli invasori fu la denigrazione dell'avversario: i nativi furono descritti come esseri bestiali, dediti alle più turpi attività, seguaci del demonio e privi di qualsiasi elemento culturale. Queste idee trovarono terreno fertile negli uomini dell'epoca e furono un motore formidabile di motivazione per i conquistadores e le potenze coloniali. Specialmente i sacrifici umani provocavano un profondo disgusto che giustificava ai loro occhi lo sterminio di quelle civiltà. D'altra parte si sottovalutavano le peculiarità culturali e materiali delle civiltà e dei popoli incontrati.

    Alcuni studiosi ritengono che ci furono numerosi tentativi di occultamento, quasi fino a giorni nostri, di gran parte dei documenti prodotti dai nativi e in alcuni casi persino delle rovine archeologiche.
    Fu proprio questo, ad esempio, il destino del resoconto del cronista indigeno quechua Guamán Poma de Ayala. Nella sua Primer nueva corónica y buen gobierno, lettera di protesta indirizzata al re Filippo III di Spagna, ripercorre la storia del suo popolo e si lamenta per il destino attuale. Guamán Poma si ritiene testimone oculare dell'ultimo pachacuti, la distruzione che avviene alla fine di ogni ciclo cosmico secondo la mitologia quechua.
    Il cronista descrive lo stato di caos e le atrocità subite dal suo popolo e sollecita il re ad intervenire per ristabilire una situazione di buen gobierno. Per centinaia di anni di questo straordinario libro non si è saputo nulla, finché l'opera non è stata ritrovata in un archivio a Copenaghen nel XX secolo.
    Sorte analoga dovette affrontare il cosiddetto Codice Fiorentino, cioè l'ultima redazione, l'unica bilingue (spagnolo e nahuatl) della Historia universal de las cosas de Nueva España, scritta da fra Bernardino de Sahagún.
    La tattica dell'occultamento e della sistematica umiliazione si è rivelata relativamente semplice con le culture del Nord America perché si presentavano essenzialmente come popolazioni con tradizioni orali e con modi di vita che prevedevano spostamenti pendolari in seguito ai movimenti delle mandrie da cacciare.
    Nei tempi moderni invece, le civiltà mesoamericane o andine, sono state esaltate per il glorioso passato mentre vi è stata una svalutazione del presente, per la quale i discendenti di queste civiltà avrebbero subito una sorta di imbarbarimento. Questa concezione è stata talmente sostenuta che gli indigeni stessi si sono convinti della sua autenticità.
    Parallelamente alla diffusione di questi stereotipi negativi sugli indigeni americani, se è assistito alla fioritura di una visione edulcorata della realtà per cui gli indigeni rappresenterebbero l'incarnazione del mito del buon selvaggio di Jean-Jacques Rousseau.
    Ovviamente anche questa è una distorsione della realtà che si basa su una visione dualistica incentrata sulla dicotomia bene/male.

    Nel corso degli anni sono fioriti tutta una serie di luoghi comuni sui nativi americani molto spesso veicolati anche da mezzi di comunicazione di massa come i fumetti, il cinema, la TV, la pubblicità.
    I nativi americani non sono da considerarsi fossili sociali nel senso che non hanno fissato uno stadio di sviluppo della loro cultura in senso identitario. Gli indigeni salvaguardano sì i loro modi di vita, ma operando su di esse modifiche continue, resistendo proprio grazie alla capacità di mutamento. In tutto il continente americano ci sono ancora circa 43 milioni di persone (3 milioni nell'America del Nord e più di 40 in quella del Sud) che conducono stili di vita che discendono da quelli in uso nell'età precolombiana, anche se pur in parte adattati e modificati.
    L'atteggiamento attuale nei confronti dei nativi è bivalente: da una parte quello del silenzio, da quell'altra si cerca di porsi nel senso dell'integrazione. Quest'ultimo comportamento viene da molte parti incoraggiato in quanto considerato utile per far uscire gli indigeni dal loro sottosviluppo. Tuttavia alcuni sollevano obiezioni sul come viene intesa l'integrazione e lo sviluppo e sul fatto che vengono imposte categorie europee o, comunque, occidentali. Chi sostiene queste obiezioni afferma che lo sviluppo sia identificato solo con quello tecnologico occidentale, senza tener conto che una politica assimilazionistica, basata magari sulla formalità tutta esteriore del politicamente corretto, potrebbe causare uno svuotamento della loro cultura e della loro identità.
    La frattura tra questi due mondi, colonizzati e i colonizzatori, non è comunque stata ancora ricomposta completamente: il passato continua ad influenzare, spesso in modo tragico, il presente. La presa di coscienza della propria storia e la rivendicazione sistematica dei propri diritti è iniziata solamente nel XIX secolo. Spesso gli indigeni, per non far scomparire le loro culture, utilizzano una strategia basata sulla resistenza al dominio imposto. È una tattica sotterranea, spesso silenziosa, che raramente sfocia in azioni dimostrative ma non per questo meno decisa e risoluta.

    Mitologia dei Nativi Americani

    La mitologia dei Nativi Americani è abbastanza complessa poiché per ogni tribù cambiavano le divinità.

    La leggenda Huichol


    Secondo la leggenda della tribù Huicholes, dopo un diluvio universale che devastò la terra, rimasero solo due esseri viventi: Watacame (il seminatore) e la sua cagnolina. Quest'ultima si trasformò poi nella dea delle acque; le due divinità si unirono e generarono numerosi figli per ripopolare il mondo. Da allora la dea divenne protettrice dei bambini.

    La leggenda Tlingit

    Nas-caki-yel (il Corvo) cercò di creare gli uomini. Li fece nascere da una foglia che poi mostrò agli uomini. Disse loro che anche la foglia cresce e muore e così doveva essere per loro. Da allora la morte si diffuse nel mondo.

    La creazione delle razze


    Manitù (il Grande Spirito) voleva creare gli uomini con l'argilla. Modellò una figura con le sembianze umane e la fece cuocere in forno. Ma lo spirito del male fece piovere e spense il fuoco: nacque la razza bianca. Poi Manitù ripeté il processo e lo spirito del male si trasformò in una fanciulla che distrasse Manitù: nacque la razza nera. Poi Manitù sconfisse lo spirito del male: nacquero i Nativi Americani, i pellirosse.

    Simboli


    Acchiappasogni:L'acchiappasogni era una sorta di talismano che serviva per acchiappare gli incubi. Il proprietario lo appendeva sul suo letto per scacciare i brutti sogni. Era originario della tribù di Oneida ma si è rapidamente diffuso in tutto il continente americano.
    L'acchiappasogni è composto da un cerchio esterno in legno flessibile (ad esempio in salice) che rappresenta il ciclo della vita e l'universo, una rete per "acchiappare" i sogni e dirigerli, se buoni, verso un filo di perline simboleggianti la natura oppure, se dannosi, verso delle piume di uccelli per allontanarli.
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    La Sacra Pipa: La sacra pipa è praticamente il cuore della cultura dei Nativi Americani. Ogni sua parte aveva un significato simbolico:
    - Il cannello, rappresenta tutti gli esseri viventi.
    - Il fornello, rappresenta la madre terra.
    - Le perline e le piume, rappresentano Wambli Galeska (l'aquila chiazzata, sacra ai nativi).
    - Le erbe, rappresentano il mondo vegetale e l'acqua.
    - Il fumo, rappresenta un segno di comunicazione con il Grande Spirito.
    La Pipa Sacra veniva fumata prima di decisioni importanti o durante cerimonie religiose. In questo modo si veniva in contatto con il Grande Spirito e si poteva comunicare con esso. La Pipa Sacra si diffuse molto presto presso tutte le tribù del Nordamerica.

    (Fonte Wikipedia)
     
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