Autolesionismo

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  1. Ivy79
     
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    L'autolesionismo è un atto che implica il procurare, consciamente o meno, danni rivolti alla propria persona, sia in senso fisico che in senso astratto. Autolesionismo deriva dall'incrocio di due termini, uno di derivazione greca, il prefisso (αυτός=se stesso) ed uno di derivazione latina, il verbo laedere, che ha lo stesso significato del moderno vocabolo italiano: ledere, danneggiare. (Wikipedia)

    "Tutto attorno a me è confuso. Mi guardo allo specchio e vedo soltanto il mio volto in lacrime. Un viso che troppo spesso ho disprezzato. Ho litigato di nuovo con Sebastian... per una stupidaggine forse, ma sento il cuore uscirmi dal petto. La colpa di tutto è mia, del mio essere troppo insicura, troppo spaventata dalla vita.
    Afferro con decisione le forbici e con sicurezza punisco il mio braccio. Il sangue comincia ad uscire dalla ferita e finalmente il senso di colpa inizia ad affievolirsi..."
    (Samantha - Sorgente di luce)

    L'autolesionismo è un disagio molto frequente ma che troppo spesso viene sottovalutato e/o tenuto segreto. Non è facile ammettere di essere autolesionista, per vergogna, per orgoglio o per paura del giudizio degli altri.
    Questo atto estremo, può avere varie funzioni, tra cui la Distensione, la Stimolazione, la Punizione.
    Distensione: nell'autoferimento si può trovare un motivo di sollievo. Un sollievo, però, che durerà per pochi minuti perchè presto ci si renderà conto delle conseguenze di tale gesto (cicatrice..).
    Stimolazione: lo scopo è di cercare eccitazione, ritrovare consapevolezza del proprio corpo, della propria identità.
    Punizione: ferirsi può essere una forma di punizione, la conseguenza di un senso di colpa (come nella citazione), è il più frequente soprattutto nelle persone che hanno subito violenze sessuali e/o fisiche.
    Altri si puniscono perchè si sentono inferiori, deboli, incapi...
    (Fonte Autolesionismo - Come smettere di farsi del male di Laurence Claes e Walter Vandeteycken)

    Uscirne da soli non è per niente facile.
    Bisogna farsi aiutare da un professionista, e soprattutto non bisogna vergognarsi... parlarne con qualcuno è importante, per non dover tenere da soli, questo pesante segreto nel cuore.

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    Edited by †Faith† - 29/1/2011, 09:44
     
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  2. Ivy79
     
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    L'autolesionismo purtroppo, e sottolineo purtroppo è un disagio, un disturbo sottovalutato.
    Ci sono pochissimi libri, pochissime notizie su questo argomento... che viene classificato come vera e propria patologia. E' spesso tenuto ben nascosto e, qaundo scoperto, seguito in un CIM (Centro Igiene Mentale).
    Ma è davvero un disturbo mentale? Oppure è un forte disagio... una sofferenza tale da doversi autopunire, autoinfliggersi dolore fisico per sentirsi vivi?
    Forse è troppo semplice classificarlo come disturbo mentale... si taglia, si brucia... quindi ha un problema che va risolto con psicofarmaci <_< Mah!

     
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  3. Ivy79
     
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    L'autolesionismo (il termine tecnico è Repetitive Self-Harm Syndrome Sindrome da auto-lesionismo ripetuto)viene in genere definito come il tentativo di causare intenzionalmente un danno al proprio corpo, lesionandosi in modo di solito abbastanza grave da provocare danni ai tessuti o agli organi. E’ considerata una vera e propria patologia. Le persone affette da questo disturbo si fanno del male in diversi modi: tagliandosi con una lametta, bruciandosi con una sigaretta, graffiandosi, strappandosi i capelli, sbattendo contro qualcosa, ecc..

    Forme di autolesionismo


    Si possono identificare, grosso modo, tre forme di autolesionismo:
    - Automutilazione grave (molto rara), che produce un danno irreversibile ad un parte del proprio corpo, ad esempio uno sfregio permanente in viso.
    - Automutilazione leggera (la più diffusa) che si manifesta col tagliarsi, bruciarsi, strapparsi i capelli, fratturarsi un osso, urtare, ed ogni altro metodo usato per ferirsi.
    - Automutilazione latente (la più subdola) perchè si nasconde in determinate forme di dipendenza e disagio come la tossicodipendenza, la bulimia, l'attività fisica eccessiva. Esse possono considerarsi forme poco manifeste, ma molto insidiose.

    Chi è l’autolesionista:

    Può colpire tutti, indipendentemente dall'età, dal grado di istruzione e dalla classe sociale, anche se sono in prevalenza donne, forse, a causa di fattori sociali.
    Tradizionalmente, agli uomini viene permesso di esprimere la propria aggressività, alle donne viene invece insegnato a reprimerla o quando questo non è più possibile, a rivolgerla verso se stesse.
    Le donne, spesso, oltre all' autolesionismo presentano disturbi del comportamento alimentare come anoressia e bulimia.
    Alcune ragazze di fronte ad un momento di malessere reagiscono alternando comportamenti bulimici (abbuffate seguite da vomito o abuso di lassativi) a quelli autolesivi.
    Inoltre l’autolesionista, a volte, presenta depressione, con pensieri di tipo suicida. In alcuni casi, il malessere è così forte che la persona sente che o si taglia o si suicida.
    Non si piace, odia il suo corpo, non ha fiducia in se e neppure negli altri.
    Molti degli autolesionisti tendono ad essere perfezionisti, incapaci di gestire e di manifestare verbalmente intense emozioni. Non si piacciono, odiano il proprio corpo e possono avere gravi sbalzi d’umore. È possibile, talvolta, che abbiano subito abusi sessuali o violenza psicologica nell’infanzia.
    L'autolesionista non rappresenta un pericolo per la società perché la violenza è sempre e solo rivolta verso di sé, mai verso altri.

    Perchè farsi del male?


    - Per scaricare lo stress: autolesionarsi ed il dolore fisico correlato placano lo stress. Tutti il disagio interiore che non si è in grado di gestire viene tramutato in sofferenza fisica, quindi più facilmente gestibile e più reale della sofferenza emozionale che è impalpabile. Per un po' ci si occupa solo del dolore fisico, distogliendosi temporaneamente da quello interiore
    - Per mostrare agli altri che si sta davvero soffrendo, offrendo loro qualcosa di concreto e di comunemente accettato come "dolore". Così si esiste agli occhi degli altri. Le cicatrici sulla pelle rendono visibile esteriormente la sofferenza che si ha dentro, è un modo per comunicare agli altri il proprio dolore .I comportamenti autolesivi sono una richiesta di aiuto.
    - Ci si sente talmente morti dentro, talmente apatici dal ricercare nella sofferenza fisica una prova che si è ancora vivi.Non si è in legame con il proprio corpo e il dolore fisico è l'unico modo che si ha per sentire di esistere, per percepire il proprio corpo.
    - Come sostituto di un desiderio di suicidio.
    - Per punirsi di proprie azioni o sensi di colpa

    Indicazioni utili:


    - Non isolarsi ma far presente la problematica ad una persona a noi significativa al fine che possa diventare un "sos" nei momenti di crisi acuta.
    - Nel momento in cui si manifesta la crisi acuta svolgere un'attivita "lesionistica" rivolta ad un oggetto esterno, quale "picchiare" un oggetto morbido al fine di "scaricare" la rabbia.
    - Uscire immediatamente di casa .
    - Nei momenti non di crisi acuta praticare un’attività fisica che "svuota" in qualche maniera della rabbia accumulata.
    - Esprimere la propria rabbia anche attraverso qualche forma artistica, come dipingere e disegnare ad esempio.

    Ma soprattutto non bisogna vergognarsi di ammettere di essersi volutamente feriti, per timore di non essere capiti, di essere giudicati negativamente o di essrere considerati dei pazzi.
    Invece non c'è motivo di cui vergognarsi, sia perché gli autolesionisti non sono pazzi, sia perché tale fenomeno è più comune di quanto si creda, in forma più o meno patologica .
    Se la buonavolontà personale di combattere l’autolesionismo non produce significativi miglioramenti bisogna chiedere, senza esitazione, timore e vergogna, aiuto ad un’esperto.

    Fonte: www.iltuopsicologo.it
     
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  4. Ivy79
     
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    Perchè non basta piangere?
    Se è un modo per chiedere aiuto, perchè farlo così di nascosto?


    Molto spesso il dolore che sentono è davvero troppo intenso e profondo, radicato nelle viscere, e dopo un po', le lacrime non scendono più...
    Non riescono più a gridare, a urlare il proprio dolore. Si senteno soli, avvolti dalla sofferenza, in colpa per ogni cosa, fuori posto in qualsiasi luogo... e arriva "l'amico" taglio, graffio, bruciatura o lo sbattere volutamente contro il muro...
    Il dolore fisico può essere vissuto come lo sfogo che non riescono a ottenere con il pianto, come un modo per accertarsi di essere ancora vivi, come la punizione inflitta per il senso di colpa che divora l'anima.
    E dopo che si sono inflitti tale pena sono spesso costretti a nascondere le ferite... per paura, per vergogna e perchè appena cercano di parlarne con qualcuno, ottengono disprezzo e la solitudine aumenta!
    E' più facile vedere la ferita fisica e giudicare l'autolesionista come pazzo, piuttosto che vedere la sua ferita interiore e cercare di capire il motivo di tale gesto...
    A volte non è facile chiedere aiuto... soprattutto se le volte in cui uno l'ha fatto, ha ricevuto soltanto disprezzo... oppure la classica frase "Cosa vuoi che sia? Piangi, urla o rompi qualcosa e tutto passa".
    Altre invece, è più forte il senso di colpa, e cercano in tutti i modi, di tenere tutto nascosto per evitare che le persone care soffrano... ma i motivi possono essere, davvero molti.
     
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  5. Ivy79
     
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    Un mio video...

     
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  6. †understanding†suffering
     
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    ciao Faith!! grazie per il bellissimo video!! Senti ma che canzone è?
     
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  7. Ivy79
     
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    Ciao la canzone è Cut di Plumb. Grazie a te ;)
    Potresti presentarti QUI? Grazie!
     
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  8. †understanding†suffering
     
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    Faith grazie mille per la canzone!! Comunque ho seguito il tuo consiglio e mi sono presentata!! :D :D
     
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  9. Ivy79
     
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    Grazie a te ;)
     
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8 replies since 30/9/2010, 06:00   186 views
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