Leggere... leggere... scrivere!!

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  1. Ivy79
     
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    Il mio più grande hobby è leggere e scrivere romanzi!!
    Quando leggo un buon romanzo, adoro lasciarmi catapultare nel suo misterioso e fantastico mondo. Spesso riesco a percepire le stesse sensazioni dei personaggi ed è un'esperienza stupenda. La mia vita senza libri sarebbe vuota...
    Per questo "amore" devo ringraziare in modo particolare il mitico William Shakespeare grazie alle sue opere ho cominciato a scrivere...

    ...Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa. (Romeo e Giulietta)

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  2. Ivy79
     
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    Ecco una piccola parte del romanzo Sorgente di Luce...
    "Nella Milano dei nostri giorni due giovani ragazzi, vittime dei loro drammi personali, si incontrano e si amano con una forza così travolgente da fargli vincere la loro scommessa con la vita.
    La storia d'amore e di dolore procede a ritmo serrato, descritta ora dal punto di vista della dolce ma forte Samantha, a cui la vita non risparmia sofferenze, ora da quello rabbioso e disincantato di Sebastian, che un padre padrone ha spinto nel vorticoso mondo della dorga."


    CITAZIONE
    Non posso crederci, dopo tutto quello che ha fatto se l’è cavata soltanto con qualche giorno d’ospedale. I Carabinieri non hanno potuto fare niente, visto che l’ha fatto entrare mia madre e che poi è riuscito a incastrarmi, ovviamente riferendo una versione totalmente diversa dei fatti. Ha raccontato di essere venuto a fare visita a mia sorella e che io l’ho pestato a sangue senza alcun motivo, solo perché ero completamente sballato. Come al solito mia madre non ha avuto il coraggio di smentirlo, e tanto meno di denunciarlo. L’altra sera, quando terrorizzata mi ha chiesto di telefonare ai Carabinieri, pensavo fosse per denunciarlo, e invece mi ha deluso nuovamente. È ossessionata da lui e io non capisco come possa temerlo così tanto da accettare tutto ciò che lui le fa subire.
    Mi hanno sottoposto a degli esami del sangue per accertare se realmente ero fatto, e l’esito ha confermato tracce di cannabis, anfetamine e oppiacei, come se per me fosse una novità.
    Mia madre è all’oscuro di tutto. Per fortuna la legge sulla privacy mi ha riparato il culo. Oltre tutto, ho dovuto subire anche una predica da un medico, che è durata più di mezz’ora. Mi ha informato di quanto nuoce la droga, degli effetti negativi che ha sul mio organismo e sul mio sistema nervoso, consigliandomi di rivolgermi a un centro specializzato. Ho trattenuto a fatica la voglia di ridergli in faccia. Se sapesse che tutto quello che mi ha detto lo so benissimo anch’io, visto che solo l’anno scorso ho lasciato il secondo anno di medicina, e poi non credo sia così semplice incontrare uno che si fa di stupefacenti senza conoscerne le conseguenze…
    Ora lei è davanti a me, con il volto ancora segnato dai colpi, che cerca di nascondere con i capelli. Mi guarda e si sforza di sorridermi.
    – Tesoro, sei andato dal medico a farti togliere i punti sul braccio?
    – Sì, mamma – rispondo seccamente, quasi infastidito dalla sua voce. Non mi va di vederla ridotta così. Se almeno avessi avuto il fegato di far cessare per sempre quella situazione… avrei tolto un peso oltre che dal mio, anche dal suo cuore.
    – Mamma, perché non hai raccontato la verità? – le dico appoggiando la forchetta sul piatto di pasta ancora pieno e fumante.
    – Smettila Sebastian, non è il momento!
    Viola è accanto a me, e ingenuamente sta giocherellando con i piselli, che fa saltellare sul piatto. Senza dire una parola mi alzo e salgo in camera mia, l’unico luogo in cui posso sfogare la mia collera. Chiudo la porta a chiave e accendo lo stereo, che spara a manetta una canzone mai sentita prima d’ora. Da sotto il letto prendo una scatola di scarpe, nera, contenente il rimedio per farmi dimenticare per qualche ora mia madre, mio padre e questa mia vita schifosa, cancellando dalla mia mente ogni parola pronunciata dal medico.
    Seduto sul tappeto inizio a riscaldare con l’accendino il cucchiaio. Al mio fianco una busta di plastica contenente la mia migliore nemica, mezzo limone, una bottiglietta d’acqua, e una siringa con le tracce dell’ultima pera e del mio sangue contaminato. La bandana legata stretta al braccio evidenzia ancora di più l’ultimo buco, cerchiato da un ematoma. Nonostante le mani tremino, m’infilo l’ago con sicurezza, aspiro un po’ del mio sangue per vedere se sono in vena, e dopo essermene accertato, con una spinta sicura inietto l’eroina. Solo qualche istante e mi ritrovo in un fantastico trip, solo e senza un pensiero. Fluttuo leggero nel cielo, leggero senza il peso di nessun problema, e sento il battito del cuore sempre più veloce e potente, come se volesse scappare strappandosi dal petto.

    ____




    Ancora sdraiata sul letto, ascolto alla radio una delle mie canzoni preferite, L’amore che cos’è di Luca Carboni. Che cos’è in realtà l’amore? Un’onda che ci trasporta, chissà dove ci porta… Un bisogno incessante di vedere la persona amata, di poterla toccare… È un sentimento che rende la vita meravigliosa, anche per solo un momento…
    Rifletto a lungo su cosa davvero sarebbe migliore fare, ma l’incertezza prende il sopravvento. Tengo il cellulare stretto a me, attendendo ancora speranzosa un suo messaggio. Potrei chiamarlo io, ma solo a pensarci mi gira la testa. E se gli inviassi un messaggio innocente? Sarebbe davvero la cosa giusta fare la prima mossa, o dovrei aspettare ancora che sia lui a cercarmi?
    L’indecisione, è una mia caratteristica. Prima di decidere qualsiasi cosa devo conoscere ogni pro ed ogni contro, per poter svolgere un confronto dettagliato. Lilly è l’opposto di me, ma anche la maggioranza delle mie coetanee, che trascorrono il tempo che io spreco a riflettere divertendosi. Mi piacerebbe essere come loro, ma proprio non ci riesco. Forse sono cresciuta troppo in fretta. Troppo in fretta ho conosciuto il dolore, la rottura familiare, la mancanza di una figura paterna, e in particolare troppo spesso ho dovuto asciugare le lacrime di mia madre straziata dal tradimento di mio padre. Io non voglio diventare come lei, non voglio soffrire in quel modo. Per questo motivo ho imparato a essere realista, a non vivere di impulsi ma soltanto di certezze. Ma le certezze di cui tanto parlo, esistono realmente? Non dovrei invece vivere giorno per giorno, assaporando ogni novità che ha in serbo la vita per me? Per la prima volta non sono più sicura di me stessa e delle mie convinzioni sulla vita.
    Ripenso nuovamente a lui e sospiro chiudendo gli occhi, cercando di ricordare il suo viso perfetto. E se anche lui fosse come Fede? Questo dubbio mi martella incessantemente il cervello, alla ricerca di una certezza inesistente. La cosa di cui ora sono certa è che ha ragione Lilly: Fede devo lasciarlo perdere, una volta per tutte. Devo finirla di essere presa in giro. Basta soffrire inutilmente per uno che non ti ama e del quale sei la prima a non esserne innamorata. Non ne vale la pena. E’ giunto il momento di farmi valere, di seguire finalmente il mio cuore, senza farmi troppe domande. Sono sempre stata troppo prevedibile, non ho mai seguito l’istinto, preferendo le mie instancabili riflessioni. Ora è giunto il momento di farlo. Ho cercato più volte di negarlo a me stessa, al mondo intero, ma quel ragazzo così misterioso mi affascina e da quella sera non sono stata più in grado di togliermelo dai pensieri.
    Decisa afferro il cellulare, e senza tropo pensarci gli invio un semplice Ciao, come stai? seguendo solo l’impulso del mio cuore.
    Rimango ad aspettare, sperando in una sua veloce risposta, che mi dia la prova di aver preso la scelta giusta.
    I minuti trascorrono veloci tra una occhiata e l’altra al display, lasciandomi sola in compagnia della mia speranza, che però si fa sempre più debole.

    E’ passata più di un’ora, e ancora nessuna risposta. Forse non ha ancora letto il messaggio, o forse è bene che continui a riflettere prima di prendere una decisione. Oramai rassegnata, senza rendermene conto mi addormento, cullata da una debole speranza di un suo messaggio...

    ____




    Cerco di aprire gli occhi ma la luce del sole me lo impedisce. A carponi mi avvicino alla finestra e con gli occhi semichiusi tiro la tenda azzurra, in modo che faccia un po’ d’ombra nella stanza. Sono ancora confuso, e quando riesco ad alzarmi facendo leva sul letto mi gira leggermente la testa.
    Prendo la siringa e il resto da terra e rimetto tutto nella scatola, che con un calcio ripongo sotto al letto.
    Credo sia mattina da qualche ora, ma non ho la forza di mettere a fuoco i numeri della sveglia digitale sopra il televisore. Mi sdraio sul letto ancora fatto e mi accorgo del cellulare appoggiato sopra al cuscino. D’istinto lo guardo e noto di avere un messaggio. Mi è molto difficile leggerlo, ma appena vedo il mittente accenno subito un sorriso e sgrano gli occhi, che iniziano a bruciarmi.
    A fatica le rispondo, non preoccupandomi di controllare quando me l’ha mandato, e tanto meno se sto digitando correttamente ogni lettera. L’unica cosa che mi interessa è rivederla, poter risentire la sua voce e la sua risata stravagante.
    Aspetto qualche minuto. Non ricevendo nessuna risposta, mi alzo. Mi tolgo gli abiti e cerco di togliermi gli ultimi residui del trip infilandomi sotto il getto tiepido della doccia. L’acqua scorre sulla mia pelle, ma le tracce sono indelebili, difficili da cancellare. Porto la testa all’indietro, e sotto al getto deciso trattengo il respiro per alcuni secondi. Sento la leggerezza dell’acqua sfiorarmi il volto e gli occhi che continuano a bruciarmi.
    Facendo attenzione a non scivolare, prendo l’accappatoio ed esco. Mi asciugo energicamente i capelli. Alzo per un istante lo sguardo e mi specchio.
    Sono veramente io? Gli occhi sono arrossati e infossati. Mi fanno sembrare ancora di più ciò che realmente sono e che non vorrei ammettere di essere…
    Un tossicodipendente!
    Sistemo i capelli con una noce di gel, cercando di migliorare la mia presenza. In fretta infilo un paio di jeans e una maglietta girocollo nera.
    Quando scendo al piano inferiore mia madre e mia sorella sono già uscite. Viola per andare a scuola e mamma per andare al lavoro. È una bravissima infermiera e presta il suo servizio nell’unità operativa di neurologia.
    Salgo in auto e ancora prima di accendere il motore indosso gli occhiali da sole, per ripararmi non solo dalla luce ma anche per ripararmi da me stesso, nascondendo i segni della mia ultima pera.


    Fonte: Sorgente di Luce - romanzo scritto da S.V.

    Edited by †Faith† - 4/6/2011, 22:46
     
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  3. CignoNero75
     
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    NOn pensavo toccassi la tossicodipendenza nel tuo primo romanzo..
     
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  4. Ivy79
     
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    I temi principali sono appunto la tossicodipendenza e l'autolesionismo.
     
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  5. Ivy79
     
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    Ecco una breve parte del mio terzo romanzo: The dark wings
    Dopo la loro ultima discussione Selene decise di evitarlo.
    Più di una volta Aleckjel, cercò di iniziare un discorso ma lei fingeva di non sentirlo. Non riusciva a capacitarsi che esistessero davvero degli angeli così crudeli e privi di sentimento e soprattutto, che proprio uno di loro avesse deciso di rivelarsi a lei.
    Erano le ventitré passate da qualche minuto e continuava a camminare su è giù per il salotto. Si sentiva stranamente agitata, come non le capitava da molto tempo. Aleckjel era uscito nel primo pomeriggio e non era ancora rientrato.
    Non era preoccupata per lui, dato che era un angelo caduto e sapeva badare a se stesso, ma il pensiero che non fosse ancora rientrato le metteva una strana ansia. Non era mai successo che tardasse così tanto prima d’ora.
    Continuava a controllare l’orologio e le lancette correvano veloci. Agitata, accese la radio ma la spense qualche secondo dopo. Voleva occupare il tempo in qualche modo ma non aveva voglia di fare nulla, se non di continuare a camminare su e giù.
    Passata l’una decise di andarsene a letto. Di sicuro non sarebbe riuscita a chiudere occhio ma non le sembrava una buona idea farsi trovare ancora alzata al suo rientro.
    Non voleva fargli notare la sua preoccupazione. Preoccupazione che sinceramente non capiva nemmeno lei.
    Si girò e rigirò sul letto svariate volte, e più passava il tempo e più sentiva l’angoscia salirle alla gola.
    All’improvviso un frastuono molto forte come di una finestra che si frantumava, la fece sobbalzare.
    Inizialmente pensò ad un ladro ma una manciata di secondi dopo ricordò che stava al quarto piano; quindi a meno che non fosse stato un ladro con le ali, si trattava di Aleckjel o di un’altra misteriosa creatura.
    Cercando di farsi coraggio si diresse verso il salotto. Con la mano tremante individuò l’interruttore della luce ma la voce di Aleckjel la bloccò.
    – Non farlo.
    – Cos’è successo? – chiese, cercando di intravederlo fra l’oscurità della notte.
    – Lasciami solo. Vattene a dormire – rispose con un filo di voce.
    La luce di un cartellone pubblicitario, riuscì a penetrare dalla finestra rotta quel poco che bastò a farle vedere quella scena spaventosa.
    Lui era inginocchiato a terra fra i vetri e si teneva entrambe le mani strette al fianco destro. Si avvicinò cercando di non calpestargli le maestose ali e s’inginocchiò accanto a lui.
    – Sei ferito! – esclamò vedendo il sangue colare dalle sue mani. Non aveva immaginato che anche in lui, potesse scorrere del sangue.
    – Ti prego vattene – disse continuando a tenere lo sguardo fisso sul pavimento, che veloce si colorava di rosso.
    Il dolore che sentiva era molto forte e a fatica riusciva a respirare.

    Un’altra caratteristica degli angeli, era quella di sentire il proprio dolore fisico, amplificato rispetto agli umani. Era una giusta pena da pagare, dato il male che loro infondevano agli umani, senza la minima pietà.
    – Forse sarebbe meglio chiamare un’ambulanza – gli disse prendendo il cellulare.
    – Non puoi. Io non sono umano e loro non possono guarirmi – si avvicinò di più a lui e sentì un pezzo di vetro conficcarsi nel ginocchio ma strinse i denti e gli sfiorò il braccio con la mano tremante.
    – Dimmi come posso aiutarti.
    – Non puoi farlo e non devi – senza attendere oltre, si tolse la felpa del pigiama e gliela mise sulla ferita, che era molto più profonda di come si aspettava.
    La guardò per un istante infinito e dai suoi occhi nerissimi, Selene notò un velo di sofferenza che non aveva mai visto in lui. Una piccola scintilla che lo rendeva stranamente umano.
    – Sei immortale non è vero? – chiese a un tratto, preoccupata più di quanto avrebbe voluto essere.
    – Non proprio.
    – Che cosa vuoi dire?
    – Lo sono ma non se vengo attaccato da un angelo guerriero. Uno di loro è riuscito a trovarmi e mi ha colpito e io disarmato come sono, non ho potuto difendermi.
    – Dimmi come posso aiutarti. Lo so che c’è un modo. Deve esserci – disse con insistenza.
    – L’unico modo è nutrirmi dell’energia di un essere umano ma sono troppo debole per uscire e cercarne uno.
    – Se ti nutri, quella persona morirà?
    – No se riesco a fermarmi in tempo.
    – Allora devi nutrirti della mia energia. Non posso lasciarti morire. Prima devi scoprire cos’è accaduto a mio padre.
    – Non posso farlo.
    – Fallo, altrimenti giuro che ti ammazzo con le mie mani – la guardò per qualche secondo, dopodiché appoggiò la sua mano insanguinata sul petto di lei e chiuse gli occhi.
    Selene, sentì uno strano calore fuoriuscirle da tutto il corpo. Sembrava che le viscere andassero a fuoco. Avrebbe voluto gridare ma dal troppo dolore perse i sensi. Aleckjel si allontanò rapidamente da lei e rimase qualche minuto appoggiato alla parete. Pochi secondi in più, e lei sarebbe morta.
    Un senso di colpa, che non aveva mai provato nell’eternità della sua esistenza, invase la sua mente e involontariamente il suo cuore.
    Con leggerezza la prese in braccio e la stese sul divano.
    Si accorse della ferita che aveva sul ginocchio e cercò di medicarla come poteva.
    Se avesse avuto tutte le sue forze l’avrebbe guarita con il solo tocco della mano ma purtroppo, non era ancora forte abbastanza per farlo.

     
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4 replies since 25/8/2010, 10:00   54 views
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