Purgatorio

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    Purgatorio

    Nell'ambito del Cristianesimo, il Purgatorio, insieme ad Inferno e Paradiso, è uno dei possibili luoghi o condizioni in cui, secondo le credenze del Cattolicesimo romano, sarebbero destinate le anime dei defunti.
    Il Purgatorio è considerato un elemento importante della dottrina escatologica della Chiesa cattolica romana. Di carattere temporaneo, il Purgatorio si potrebbe immaginare come una sorta di "anticamera" del Paradiso per la maggior parte di coloro che, pur essendo in "stato di grazia", necessariamente devono transitarvi per perfezionare la loro purificazione morale e spirituale prima di accedere al Paradiso e alla comunione perfetta con Dio. Secondo questa concezione, infatti, si suppone che essi, benché oggetto della redenzione operata da Cristo, ancora debbano espiare personalmente, in un luogo di sofferenza, parte delle pene meritate dai loro peccati e soddisfare così la giustizia divina.
    A differenza dall'Inferno però, il Purgatorio non è inteso, dalla dottrina cattolica-romana, come una punizione crudele ma come espressione dell'amore di Dio. Un'anima imperfetta, si dice infatti, non potrebbe stare al cospetto di Dio senza soffrire immensamente per la propria miseria, perciò il Purgatorio viene concepito come uno stato dell'anima (e non necessariamente "un luogo"), qualcosa di necessario alla beatitudine delle anime peccatrici.
    Secondo questa stessa concezione, la permanenza delle singole anime in Purgatorio sarebbe abbreviabile mediante l'esecuzione in loro nome, da parte dei viventi, di particolari opere meritorie precisate della Chiesa.
    La fondatezza biblica e teologica del Purgatorio, però, è respinta dalla maggior parte delle altre confessioni cristiane.

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    Riscontri nell'Antico Testamento

    La dottrina della Cattolicesimo-romano presuppone quella dell'immortalità dell'anima e della resurrezione dei corpi e dunque, secondo i cattolici, materia di fede.
    In maniera più diretta, tuttavia, l'unica attestazione biblica di quello che si potrebbe considerare "Purgatorio" si trova nel Secondo libro dei Maccabei.
    Questo testo rientra tra i libri deuterocanonici dell'Antico Testamento e, per questo motivo, i Protestanti (e gli Ebrei) lo considerano apocrifo, quindi non ispirato da Dio. In tale libro appare, oltre alla fede nella risurrezione, la certezza che l'offerta di un sacrificio possa servire davanti a Dio per l'espiazione di un peccato. La morte di alcuni soldati è posta in relazione con il fatto che essi si erano impossessati di statuette di idoli appartenenti ai Greci. Per questo tutti:
    « ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. » (2 Maccabei 12,42)
    E poi continua:
    « Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato. » (2 Maccabei 12,44-45)
    Inoltre anche il profeta Isaia dice: "Hanno paura in Sion i peccatori, lo spavento si è impadronito degli empi.
    «Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante? Chi di noi può abitare tra fiamme perenni?»(Is 33, 13-16).

    Riscontri nel Nuovo Testamento

    San Gregorio Magno intravede in questi versetti di Matteo un accenno ad una purificazione dopo la morte che è però esclusa per alcuni peccati commessi nel secolo corrente(vedere oltre):
    « Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro » (Matteo 12,31-32)
    Spesso la dottrina del Purgatorio viene giustificata anche con queste parole dell'apostolo Paolo:
    « Nessuno infatti, può porre altro fondamento che quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno si renderà manifesta; infatti, il giorno la renderà manifesta, perché si rivelerà nel fuoco e il fuoco proverà quel che vale l'opera di ciascuno. Se l'opera di qualcuno che ha costruito sopra rimarrà, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera di qualcuno invece sarà consumata dal fuoco, ne avrà danno, però si salverà, ma come attraverso il fuoco » (1 Corinzi 3,11-15)

    Evoluzione del dogma

    La Chiesa Cattolica, attraverso la sua intercessione per i defunti, manifesta sin dalle origini la sua fede nel Purgatorio, come riscontrabile da vari testi patristici. Ad esempio, nel Pastore di Erma, un testo del II secolo, vi sono chiari ed espliciti riferimenti ad uno stato, successivo alla morte terrena, in cui è necessario purificarsi prima dell'ingresso in Paradiso.
    In modo più specifico, la dottrina del Purgatorio venne definita dal secondo Concilio di Lione del 1274, da quello di Firenze del 1438 e infine ribadita nel Concilio di Trento, nel 1563.
    La dottrina afferma che coloro che muoiono nella Grazia di Dio, senza però aver soddisfatto con adeguate penitenze la pena temporale, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gloria del Cielo (cioè il Paradiso).
    Tale purificazione consiste nelle medesime, dolorose pene infernali, con la differenza che le pene del Purgatorio hanno un termine (al contrario di quelle infernali, che sono eterne), e inoltre sono stemperate dalla luce della Speranza Divina che scende dal Paradiso. Per questo, le anime del Purgatorio sono in perenne e continua preghiera, che li aiuta a sostenere la pena della purificazione.
    La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che, dunque, è tutt'altra cosa dalla pena eterna dei dannati (che ha luogo all'Inferno), dannati che morirono da peccatori (come le anime del Purgatorio) ma inoltre furono, al momento del trapasso, fuori della Grazia divina.
    In suffragio dei defunti la Chiesa raccomanda ai viventi la preghiera, la celebrazione di Sante Messe per i defunti e la pratica delle indulgenze.
    Infatti, la dottrina cattolica afferma che tali preghiere dei vivi in favore dei morti muovono la misericordia di Dio, ripagando dunque la Giustizia e diminuendo così il tempo di permanenza delle anime nel Purgatorio.
    Inoltre vi sono particolari santini recanti preghiere che, se recitate con fede, dovrebbero togliere un certo numero di giorni di purgatorio, che varia a seconda del santino.
    Questo numero solitamente va dai 100 ai 1000 giorni.
    Vi sono anche delle particolari orazioni, dette di Santa Brigida (imprimatur 23 settembre 1940 - V. GERMOND, Vic. Gen) che, secondo le disposizioni riportate, dovrebbero consentire di liberare 15 peccatori della propria stirpe dal purgatorio e di non passare per il purgatorio per l'anima che le recita con devozione(quelle da recitarsi per 12 anni).

    Catechismo della Chiesa Cattolica (1997)


    « I. Il giudizio particolare
    1021 La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo (Cf 2 Tm 1,9-10). Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro (Cf Lc 16,22) e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone (Cf Lc 23,43) così come altri testi del Nuovo Testamento (Cf 2 Cor 5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; 12,23) parlano di una sorte ultima dell'anima (Cf Mt 16,26) che può essere diversa per le une e per le altre.

    1022 Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione (Cf Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 856; Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1304; Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de purgatorio: DS 1820), o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo (Cf Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 857; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: DS 991; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1000-1001; Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1305), oppure si dannerà immediatamente per sempre (Cf Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 858; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1002; Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1306).
    Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore. (San Giovanni della Croce, Avisos y sentencias, 57: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 13 (Burgos 1931) p. 238)

    III. La purificazione finale o Purgatorio
    1030 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo.

    1031 La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al Purgatorio soprattutto nei Concilii di Firenze (Cf Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis: DS (abbreviazione per Denz.-Schönm) 1304) e di Trento (Cf Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de purgatorio: DS 1820; Sess. 6a, Decretum de iustificatione, canone 30: DS 1580). La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura (Per esempio, 1 Cor 3,15; 1 Pt 1,7), parla di un fuoco purificatore:
    Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del Giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,31). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro. (San Gregorio Magno, Dialogi, 4, 41, 3: SC 265, 148 (4, 39: PL 77, 396))
    1032 Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: “Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico (Cf Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 856), affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti:
    Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre (Cf Giobbe 1,5 ndr), perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere. (San Giovanni Crisostomo, In epistulam I ad Corinthios, homilia 41, 5: PG 61, 361) - Catechismo della Chiesa Cattolica. »

    Posizione delle altre confessioni cristiane


    - Chiesa ortodossa
    Durante il concilio di Firenze, in risposta al passo biblico 1Cor 3,11-15 succitato che i vescovi delle chiese occidentali adducevano a sostegno della esistenza del Purgatorio, gli esponenti ortodossi obiettarono:
    « "L'Apostolo divide tutto ciò che è costruito sul fondamento proposto (Gesù Cristo) in due parti, ma non suggerisce mai una terza parte come fosse una fase intermedia. [..] La vostra dottrina avrebbe forse qualche fondamento se (l'Apostolo) dividesse le azioni cattive in due generi: un genere purificabile da Dio e l'altro degno della punizione eterna. Ma egli non ha fatto tale divisione. [..] Attribuendo al fuoco il potere di distruggere tutte le azioni cattive, ma non chi le fa è evidente che san Paolo non parla del fuoco del purgatorio, che, come pare dalla vostra opinione, non concerne tutte le azioni cattive, ma solo i piccoli peccati. »
    Pertanto la Chiesa ortodossa non accetta la dottrina del Purgatorio.
    Le Chiese orientali hanno da sempre avuto la tradizione di pregare per i morti durante la Divina Liturgia, chiedendo a Dio che mostri loro la sua misericordia ed il suo amore. Durante le celebrazioni di pentecoste, infatti, si usa pregare per il perdono e la salvezza di tutti i morti, ed in particolare coloro che si trovano dannati all'inferno e per la loro salvezza, in quanto non si possa concepire un limite alla misericordia divina.
    - Chiese protestanti
    Le Chiese protestanti respingono la dottrina del Purgatorio[4] affermando che, secondo il Nuovo Testamento, l'opera espiatrice di Cristo sulla croce è perfetta e tale da purificare il peccatore che si affida a lui da ogni peccato, passato, presente e futuro, secondo che è scritto: "Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato" (1 Giovanni 1:7) e "Chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro" (1 Giovanni 3:3).
    La dottrina sul Purgatorio è così ritenuta un grave svilimento della piena sufficienza dell'opera di Cristo: "Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com'è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore»" (1 Corinzi 1:30-31); "...nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui" (Efesini 3:12); "avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione che li purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura" (Ebrei 10:22).
    La piena sufficienza dell'opera di Cristo è congiunta alla dottrina secondo la quale l'essere umano, a causa delle contaminazione del peccato, non ha di fatto alcuna capacità di guadagnarsi merito alcuno in funzione della propria salvezza, da cui la necessità dell'opera di Cristo. Per quanto riguarda le attestazioni bibliche con le quali si vorrebbe avallare la concezione sul Purgatorio, esse vengono ritenute irrilevanti. Una corretta esegesi dei testi, infatti, può rilevare come diversa sia la loro finalità. Infine, come già detto, una delle attestazioni bibliche su cui essa si fonda si trova nel Secondo libro dei Maccabei libro apocrifo giammai inserito nel canone ebraico e solo molto più tardi nella Chiesa cattolica romana.
    Da rilevare, infine, come la Discussione del dottor Martin Lutero sul potere e l'efficacia delle indulgenze, meglio nota come 95 tesi di Lutero, abbia storicamente sfidato gli insegnamenti della Chiesa cattolica sulla natura della penitenza e sull'utilità delle indulgenze. Esse accesero un dibattito teologico che diede origine alla Riforma protestante e, con essa, il ritorno all'autentica tradizione apostolica, snaturata dagli sviluppi successivi.

    Nella letteratura

    Nella letteratura cristiana fu Dante Alighieri a dare forse la visione più completa ed esauriente, in campo filosofico e poetico, del Purgatorio, che è appunto lo sfondo della seconda cantica della sua Divina Commedia. Dante descrive così la struttura del Purgatorio (che egli, a differenza della teologia cattolica, immagina come un luogo fisico): esso è un monte, costituito della materia che Lucifero ha innalzato nella sua caduta, scavando l'abisso dell'Inferno; inoltre, è circondato dal mare, e si troverebbe nell'emisfero antartico del mondo.
    Sulla cima del Monte Sacro si trova l'Eden, cioè il Paradiso Terrestre, dove vivono nella piena Grazia di Dio gli spiriti dei Santi e dei Beati. Il monte è formato da sette "gironi", ovvero sette sfere metafisiche ove vengono divise le anime secondo i loro peccati, e queste "cornici" sono precedute dall'Antipurgatorio, dove si trovano le anime di coloro che si pentirono solo in fin di vita, le anime dei negligenti e degli scomunicati, che devono scontare un determinato periodo prima di poter entrare nel Purgatorio vero e proprio. Dopo un rito di purificazione, alla fine del quale i peccati vengono perdonati, un angelo "portiere" apre, con le chiavi di San Pietro, la porta del Purgatorio, e allora le anime si accingono a ripagare l'ingiustizia dei loro peccati; infatti, il perdono non esclude la riparazione al peccato, ma la precede solamente.
    I sette gironi rappresentano i sette peccati capitali, cioè, in ordine di gravità: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia (e, insieme, prodigalità), gola e infine lussuria. Inoltre, ogni girone è custodito da un angelo che rappresenta la virtù opposta a ciascun peccato, che l'anima deve raggiungere se vuole ascendere ad un altro girone; vi sono dunque (in ordine) l'angelo dell'umiltà, della carità, della mansuetudine, della sollecitudine, della povertà, della temperanza e della castità, che sono infatti le sette virtù divine. Inoltre, in ciascun girone vi è una pena diversa per le anime, regolata (come anche nell'Inferno) dalla cosiddetta "legge del contrappasso", che impone una pena simmetrica od opposta al peccato commesso.
    Per questo, i superbi sono condannati a camminare reggendo sulle spalle degli enormi e pesantissimi massi, che li costringono a camminare col volto basso (mentre in vita si ergevano altezzosi), gli invidiosi hanno le palpebre cucite col fil di ferro (mentre in vita guardavano con malignità i beni altrui), gli iracondi sono immersi in un fumo nerissimo che li acceca (come in vita erano accecati dal "fumo" della propria rabbia), gli accidiosi sono costretti a correre perennemente, senza mai fermarsi (mentre in vita si rilassavano nell'ozio), gli avari hanno il volto costantemente e totalmente immerso nella terra (come in vita erano immersi nel denaro, che è un bene di terra), i golosi sono costretti a sopportare impietosamente la fame e la sete (mentre in vita abbondavano nel banchettare) e i lussuriosi sono sempre immersi in fiamme ardenti (come in vita erano immersi nelle "fiamme" della passione sessuale). Del meccanismo di purificazione fanno parte anche i numerosi exempla, sia del vizio punito sia della virtù corrispondente, che sono presentati agli espianti, e che Dante descrive con grande perizia tecnica sulla scorta delle maggiori opere teologiche del suo tempo.
    Quando un'anima ha scontato tutti i peccati di cui era schiava, nel Purgatorio si verifica un terremoto, che è il segnale che tale anima può finalmente elevarsi a Dio, ed entrare in Paradiso purificata. Tuttavia, un'anima, per entrare nell'Eden, deve prima immergersi in due fiumi sacri: il primo è il Letè, le cui acque (già secondo la mitologia greco-romana) lavano il peccatore dalle memorie di tutti i peccati commessi, mentre il secondo è l'Eunoè (di invenzione dantesca), le cui acque invece fanno tornare alla memoria dell'anima tutto il bene compiuto in vita. Dopodiché, l'anima accede davvero al Paradiso, cioè alla beatitudine eterna.
    Dante considera il Purgatorio come il luogo dove si scontano non tanto i peccati realmente commessi (come all'Inferno), quanto invece la tendenza a tali peccati. La purificazione, per le anime, è dunque una vera e propria lotta contro sé stessi ispirata dall'amore per Dio, più che una semplice pena. Infatti, Dante incontra nel girone dei lussuriosi l'anima di Guido Guinizelli:
    « son Guido Guinizelli; e già mi purgo,
    per ben dolermi prima ch'a lo stremo. »
    (Dante Alighieri, Divina Commedia, "Purgatorio", canto XXVI, vv. 92-93)

    Cioè, si sta già purgando poiché s'è pentito prima di morire, mentre era ancora in vita. Il Purgatorio, quindi, è dimensione invisibile nell'uomo, oltre che luogo metafisico delle anime dei defunti, ed è sempre accessibile ai penitenti.
    Da notare, infine, che nel Purgatorio Dante descrive la successione del giorno e della notte, al contrario dell'Inferno e del Paradiso, dove vi è, rispettivamente, eterna tenebra ed eterna luce; infatti, il Purgatorio è l'unico regno metafisico temporale, in quanto sparirà quando l'ultimo uomo ne sarà uscito (dopo il Giudizio Universale); per questo, è il regno più simile al mondo fisico (cioè la Terra).

    Teoria di Le Goff

    Lo storico Jacques Le Goff, ne La nascita del Purgatorio, sostiene che tale dottrina nella Chiesa Cattolica si sarebbe affermata tardi, nella seconda metà del XII secolo, inizialmente come fuoco purgatorio, e solo successivamente strutturandosi nella seconda cantica della Commedia dantesca (composta secondo la critica tra il 1304 e il 1321) man a mano che lo sviluppo dei commerci e i miglioramenti economici rendevano necessario integrare nella comunità anche quei "peccatori di mestiere", come banchieri o mercanti, dai quali in definitiva dipendeva la prosperità.
    Fonte: wikipedia.org
     
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